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Informati su ciò che accade a Roma con Paolo Cova  

Commissioni: perché non è il momento
Un’altra settimana di passione si è conclusa, segnata da eventi di notevole importanza e che continuano a far discutere. Uno di questi è stata l'attivazione delle commissioni permanenti della Camera e del Senato. Una polemica innestata dal M5S che vuole iniziare a svolgere l'attività parlamentare anche in assenza del governo. O meglio del Governo, quello con la “g” maiuscola, consolidato e con tutte le sue piene funzioni. Attualmente l’esecutivo retto da Mario Monti svolge solo funzione di ordinaria amministrazione, ma non può mettere in campo una vera “azione di governo”, ovvero decisiva, anche da un punto di vista strettamente politico.In tutto ciò, le commissioni permanenti devono esprimere un parere vincolante sui provvedimenti e pertanto sono composte con una maggioranza di parlamentari che è simile a quella del governo in carica. Questo per il semplice motivo che i provvedimenti rischierebbero di essere costantemente bloccati nelle Aule e non riuscirebbero ad arrivare all'approvazione delle Camere. Oltre tutto, una volta elette, queste commissioni non possono essere cambiate o modificate. Definirne perciò ora la composizione, soprattutto al Senato, rischierebbe di bloccare ogni provvedimento e rendere ingovernabile – nel vero senso della parola – la situazione.Sono fortemente del parere che sia meglio aspettare e fare i passi giusti.

Tutti i criteri del Presidente
Un altro dei temi caldi – oserei dire bollenti, dopo il rimpallo di notizie di queste ore – è l'elezione del Presidente della Repubblica. Molte fibrillazioni tra i partiti sono dovute proprio a questo un motivo, come si può ben immaginare. Per informare, come è giusto che sia, tutti coloro che sostengono me e il Partito democratico, voglio riassumere qui alcuni criteri che sono stati identificati all’interno dei Gruppi parlamentari del Pd: intanto, non ci deve essere nessuno scambio tra carica del Presidente della Repubblica e formazione – e conseguente composizione – del nuovo governo. Le due questioni vanno assolutamente separate. Secondo il Pd, inoltre, è meglio risolvere prima la questione del nome del nuovo Presidente e poi decidere il nuovo governo.Sul fronte dei numeri, il Partito democratico vuole cercare il più possibile una soluzione condivisa, come previsto dalla Costituzione. Infatti, per le prime tre votazioni è richiesta una maggioranza dei due terzi degli elettori. Se arrivati a quel punto ancora non se ne fa nulla e diventa impossibile proseguire, si va avanti con la maggioranza relativa.Sul fronte dei candidati, il Pd cerca personalità che siano vere interpreti della Costituzione e si sentano parte di essa. Non si vuole, insomma, di sicuro qualcuno che pensa di avere quell’incarico per fare poi ciò che vuole a prescindere dalle regole e dalla carta che le sancisce. Inoltre, l’intenzione è quella di individuare un nome che sia in parte una novità, come i tempi richiedono, esplorando a questo fine anche mondi al di fuori della politica.Per quanto mi riguarda, ritengo che siano buoni criteri di scelta e che ci consentiranno di restare nel solco dello spirito costituzionale per la scelta del Capo dello Stato e del suo ruolo. 

Palazzo Isimbardi addio
C’è anche una notizia che mi riguarda direttamente, questa settimana. Venerdì 12 aprile 2013 mi sono dimesso dal consiglio provinciale di Milano, assieme agli altri due colleghi neo eletti in parlamento Ezio Casati e Matteo Mauri. Durante la campagna elettorale per le primarie dei parlamentari avevo preso questo impegno, nonostante le due cariche non siano incompatibili, e perciò, dopo essere stato proclamato eletto al Parlamento, ho lasciato il mio incarico in Provincia dopo averlo ricoperto per quattro anni. Un’esperienza che resterà per me indimenticabile e formativa e che ritengo starà sempre alla base del lavoro che farò a Roma.Al mio posto e di Mauri, che era capogruppo del Pd, e Casati, che ricopriva il ruolo di vicepresidente del consiglio provinciale, subentreranno, in ordine di elezione, Laura Miani, Costanzo Ariazzi e Valeria Molone (quest’ultima al posto di Marilisa D’Amico, già consigliere comunale a Milano e presidente della commissione Affari istituzionali). A partire dal prossimo consiglio provinciale, il nuovo capogruppo scelto dal Partito democratico sarà Bruno Ceccarelli, 37 anni, alla seconda consiliatura a Palazzo Isimbardi. 

Province sull’orlo del baratro
Questa settimana ho sottoscritto una lunga e articolata interpellanza urgente, indirizzata al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia, sul dissesto cui stanno per andare incontro proprio le Province, enti che ormai conosco a fondo. E appunto per questo non ho esitato a sostenere questo documento in cui si ricorda che la legge di Stabilità 2013 è solo l’ultima di una serie che, presentando norme per la “Riduzione della spesa degli enti territoriali", introduce tagli al fondo sperimentale delle Province, che passano da 1 miliardo a 1 miliardo e 200 milioni di euro per il 2013. Per come conosco queste strutture e ciò di cui si occupano, il rischio è davvero che affondino completamente.L’interpellanza chiede, dunque, al Ministro “quali provvedimenti urgenti intenda assumere per evitare che i tagli ai bilanci degli enti locali possano causare il prossimo dissesto finanziario delle amministrazioni provinciali, e per assicurare la corretta erogazione dei servizi attualmente di competenza delle Province, indispensabili per permettere alle comunità il mantenimento del welfare locale e la promozione dello sviluppo imprenditoriale e occupazionale delle imprese”. Infine, si chiede al Governo in carica cosa intenda fare “per inserire, nel processo di riorganizzazione dei dipendenti delle amministrazioni provinciali criteri capaci di salvaguardare i diritti e la professionalità dei lavoratori, le esigenze della collettività e il contenimento della spesa pubblica”. Mi sembra il minimo.  

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Ho ricevuto la conferma dalla Presidenza del Gruppo alla camera del PD che sono stato inserito nella Commissione XIII Agricoltura. Se la vuoi leggere clicca qui