No alla violenza sulle donne. Sempre e comunque
E’ un fenomeno inspiegabile e che ci lascia attoniti: da qualche anno, in Italia, quasi ogni giorno una donna viene uccisa da un uomo, che, nella stragrande maggioranza dei casi, ha condiviso con lei vita e sentimenti per un lungo o breve periodo. E fa il paio con i casi di violenza, fuori e dentro le mura domestiche, che vengono sempre più denunciati. Ecco: io sono per dire no a qualsiasi forma di violenza sulle donne – da quella psicologica, più sottile e difficile da individuare, fino al cosiddetto femminicidio – sempre e comunque. In proposito ho sottoscritto anche una proposta di legge e non potevo che votare favorevole, assieme ai miei altri 543 colleghi, cioè all’unanimità, all’approvazione della ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta nei confronti delle donne e la violenza domestica, siglata a Istanbul nel maggio del 2011.
Vi riassumo brevemente i passi salienti di questo importantissimo documento:
intanto contrasta ogni forma di violenza, fisica e psicologica sulle donne, dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali; impegna a tutti i livelli sulla prevenzione; elimina ogni forma di discriminazione; promuove la concreta parità tra i sessi; rafforza l'autonomia e l'autodeterminazione delle donne; prevede di formare funzionari e addetti delle forze dell'ordine e del settore giudiziario e medico per affrontare tutte le forme di violenza contro le donne; obbliga gli Stati ad adottare misure legislative e di altro tipo utili a prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime. Sarà un primo passo, ma era necessario.
Riforme, ma con giudizio
Giovedì 30 maggio, alla Camera, è stata presentata, dai partiti che sostengono il Governo Letta, una mozione sull’inizio delle riforme costituzionali. E non è stata l’unica su questo tema.
Per quanto mi riguarda, è chiaro che ormai è necessario provvedere a operare dei cambi di pezzi della Costituzione per riuscire a renderla più attuabile in questo periodo storico. Penso alla modifica della legge elettorale che può prevedere anche un cambio del Parlamento da un bicameralismo perfetto a un monocameralismo. Ciò anche per rendere più agevole l’iter delle leggi che, a oggi, devono avere il doppio passaggio. Il mio voto sulla mozione di maggioranza è stato, dunque, favorevole, ma ho espresso anche delle serie preoccupazioni sul mandato dato al Governo.
E non sono stato il solo: altri parlamentari hanno avuto gli stessi dubbi, tanto che abbiamo preparato e sottoscritto un documento in cui si sottolineano alcune criticità: in particolare, temiamo per l’estrema vaghezza del testo e il mandato forse fin troppo ampio che dà al Governo.
Non basta avere il premio di maggioranza per poter cambiare la Costituzione, ma è necessario avere la maggioranza del Paese.
Qui sotto il link per leggerlo nel dettaglio se vuoi leggerlo clicca qui .
Ascoltare per conoscere
Uno dei compiti delle commissioni parlamentari è ascoltare enti locali, associazioni di categoria, sindacati, lavoratori e chiunque sia interessato da una vicenda, uno stato di cose, una realtà che presenta problematiche da noi affrontabili. Questa settimana in XIII Commissione Agricoltura della Camera si sono perciò tenute tutta una serie di audizioni (è il nome che viene dato a queste fasi di ascolto).
E’ così che abbiamo affrontato le problematiche delle organizzazioni della pesca e del mondo ittico. Una realtà a me quasi sconosciuta e che mi ha permesso di conoscere un nuovo ambito professionale. Posso dire che, ad esempio, anche questo settore sta vivendo grande difficoltà a causa del fatto che il prezzo al produttore è fermo a circa 30 anni fa. Con tutte le conseguenze del caso per chi vive di pesca.
Abbiamo ascoltato poi il neo sottosegretario all’Agricoltura Maurizio Martina, lombardo e segretario regionale del Pd, consigliere regionale uscente, che ha relazionato sulla vicenda Expo 2015.
Per poter deliberare la risoluzione sui danni da fauna selvatica, la Commissione ha sentito le problematiche espresse dalla Regione Toscana e dalla provincia di Grosseto. Dalla relazione emerge che i danni da ungulati, in particolare i cinghiali, sono molto imponenti e stanno scoraggiando la coltivazione dei terreni, in un territorio già non facile da abitare e trattare. E infatti il dato che mi ha colpito è proprio l’abbandono progressivo di terreno fertile, che diventa mano a mano incolto perché l’attività agricola in quelle zone si fa sempre meno.
|