San Vittore insegna
Nei giorni scorsi alla Camera si è tenuta la discussione sul Decreto del differimento della pena. La discussione è stata incentrata sulla carcerazione e i modi di intendere la condanna. L’esperienza più significativa che mi ha condotto ad approfondire la tematica e comprendere la reale situazione vissuta dai carcerati è stata una visita al carcere San Vittore di Milano.
La prima sensazione provata è quella di una forte oppressione dovuta agli spazi angusti in cui vivono 6 persone che condividono le loro funzioni vitali, servizi igienici e pasti, in pochi metri. La disposizione delle brande spesso impedisce l’apertura dell’unica finestra. Non esiste la possibilità di muoversi per 20 ore al giorno, a causa dello spazio ristrettissimo, mentre le restanti 4 ore sono impegnate per visite dei famigliari, docce e utilizzo dello spazio esterno.
Pur dichiarandomi convinto della necessità di una condanna adeguata e certa, ritengo che ogni persona debba avere l’opportunità di redimersi e di essere reinserita nella società. I dati parlano chiaro: chi non è oggetto di pena alternativa o di progetti per il reinserimento, recidiva nel 65% dei casi. I carcerati che accedono ai percorsi di recupero recidivano solamente nel 25% dei casi. Tra coloro che hanno beneficiato dell’indulto del 2006, solo il 13% ha commesso nuovamente reati. Ancor più convincente mi sembra il dato relativo ai costi: lo Stato italiano paga circa 136 euro al giorno per ogni detenuto e investe per il suo recupero solamente 19 centesimi.
Accesso più facile sulla “Verde”
In settimana ho presentato un emendamento al cosiddetto “Decreto del fare” che vincola i fondi destinati alla Teem, la Tangenziale est esterna di Milano, alla riqualificazione delle stazioni della metrò 2, la linea Verde, tra Gobba e Gessate. E’ un intervento previsto dall'accordo di programma per la realizzazione della Teem, ma fino a ora è stato bellamente disatteso. Eppure servirebbe non poco, perché consentirebbe di abbattere le barriere architettoniche rendendo più facile l'accesso e l'uso della metropolitana.
Ora il decreto passa al vaglio delle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera: superato questo scoglio e il parere del Governo dovrebbe arrivare in Aula dove si discuteranno i singoli emendamenti, compreso il mio. Vi terrò informati.
Un Decreto non solo per l’Ilva
Qualche giorno fa alla Camera abbiamo dato il via libera al Decreto Ilva. La votazione ha visto 299 sì, 112 contrari e 34 astenuti. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.
Tra le modifiche più rilevanti, la possibilità che il commissariamento possa riguardare il solo ramo di azienda che non ha rispettato le prescrizioni Aia (l’Autorizzazione integrata ambientale) e non di tutta l’impresa, e l’allentamento del Patto di stabilità interno della Regione Puglia per favorire le azioni di bonifica.
Ma il dato più significativo è che le nuove disposizioni a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro si applicano non solo ai vari stabilimenti dell’Ilva, ma anche a tutti gli altri complessi industriali italiani che dovessero trovarsi in una situazione analoga.
Quindi, si tratta di un provvedimento che è stato migliorato nel passaggio parlamentare e che auspico sia utile per invertire la rotta rispetto al passato e per conciliare il diritto alla salute con quello al lavoro e con la tutela dell’ambiente. Durante il dibattito, è stato accolto anche un ordine del giorno il cui obiettivo è contrastate i reati ambientali commessi nel nostro Paese: oltre 34mila ogni anno e il cui giro di affari è pari a decine di miliardi di euro.
Aiutare con l’agricoltura
In Commissione Agricoltura della Camera il Comitato ristretto sta valutando il testo unificato per la proposta di legge sul tema dell'agricoltura sociale. Tecnicamente, con questa definizione si intende un insieme di processi e azioni che utilizzano le attività agricole per promuovere attività aggregative per la collettività o accompagnare azioni terapeutiche, di riabilitazione e di inclusione sociale e lavorative di persone svantaggiate. In questo modo si favorisce il reinserimento terapeutico di chi è stato meno fortunato di noi nella comunità e nel contempo si producono beni.
Già ora alcuni agricoltori dedicano parte della propria attività per fini sociali e per integrare il reddito, ma è un settore scarsamente normato a livello regionale e si impone una legge nazionale che dia delle precise regole, quindi diritti e doveri. E io sono fermamente convinto che sia opportuno definire dei principi e delle regole per consentire di svolgere una attività che permette di dare opportunità di lavoro a persone con disagio in un settore che di per sé è terapeutico, grazie al contatto con la natura e gli animali.