NEWS DAL PARLAMENTO

Omofobia con contestazioni

La Camera ha approvato questa settimana il progetto di legge contro l’omofobia, un provvedimento che di fatto ha allargato la legge Mancino, che condanna l'istigazione all'odio e alla violenza, a omofobia e transfobia, equiparate a razzismo, xenofobia e antisemitismo. Il Pdl voleva, invece, mettere l'omofobia tra le sole aggravanti generiche del codice penale.
L’approvazione ha portato con sé anche alcune critiche e polemiche, in particolare contro l’onorevole del Pd Ivan Scalfarotto, relatore della legge. Mi permetto di dire che gli insulti e le minacce rivolte nei confronti dell’on. Scalfarotto sono gravi e ingiustificati.
Si può dissentire, ma i toni che hanno usato i principali interessati a questa norma superano i normali rapporti tra persone. Non è una situazione nuova perché anche lo scorso anno abbiamo assistito a vicende simili nei confronti della collega Rosy Bindi, contestata aspramente.
Per quanto mi riguarda, mi sembra positivo che si sia iniziato ad approvare una legge che consente di contrastare i fenomeni di omofobia. Inserire l'aggravante anche per le  discriminazioni sessuali è un passo importante che viene impresso al nostro Paese.
E nonostante le diatribe tra chi voleva norme più decise e chi temeva fosse un modo per introdurre altre regole o per impedire la libertà di espressione, sono convinto che questa era una legge che mancava e lasciava un vuoto: non fare niente – come forse avrebbe voluto qualcuno – non avrebbe aiutato chi è sottoposto quotidianamente a queste discriminazioni. 

Il Pd non tocca lo Statuto

Ha fatto parecchio notizia l’Assemblea nazionale del Pd, che si è tenuta venerdì e sabato a Roma. Non vi tedio con una relazione di ciò che ho visto e sentito: ognuno di voi avrà letto i resoconti dei giornali.
Voglio però spiegare quale fosse la mia preoccupazione. E il tema è quello con cui si è chiuso, quasi fosse rimasto in sospeso, il nostro congresso settembrino: le regole e la loro eventuale modifica.
Ecco, allora, ciò che penso. Lo Statuto, come anche la Costituzione, non può essere ostaggio di interessi politici del momento o di motivazioni di piccolo cabotaggio. Cambiarlo in corso d’opera, cioè mentre è convocato un Congresso nazionale, rischia di subire le pressioni degli interessi delle parti che si candidano.
E' stato un errore modificarlo in occasione delle primarie di novembre e lo è ancora di più intervenire oggi. Allora si è cambiato per l’interesse dei contendenti. Ora vi si vuole mettere mano per danneggiarsi a vicenda.L'Assemblea non ha seguito questa linea.
E ciò mi rallegra.
 

E’ l’ora di indicizzare

La Risoluzione sul prezzo del latte di cui sono il primo firmatario è stata finalmente approvata in Commissione Agricoltura della Camera. E anche il Governo ha dato parere favorevole all’impegno che gli viene chiesto con il documento.
Adesso la Ministra alle Politiche agricole Nunzia De Girolamo non ha più scuse: deve convocare subito il Tavolo sul prezzo del latte, come sto ripetendo da tempo.
L’obiettivo è l’indicizzazione.
Ricordo che il documento chiede al Governo di impegnarsi “ad attivarsi in tempi rapidi per convocare un tavolo tra industriali e allevatori per giungere alla definizione di un prezzo del latte bovino equo, in linea con quanto disposto dal quadro giuridico nazionale ed europeo”.
E anche di “garantire che produttori e industriali arrivino a determinare un prezzo del latte bovino indicizzato, combinando vari fattori che possono comprendere indicatori di mercato che riflettono cambiamenti nelle condizioni di mercato, il volume consegnato e la qualità o la composizione del latte crudo consegnato, i costi delle materie prime e il costo finale di vendita del latte”.
Mi piace far sempre presente come la questione riguardi noi tutti: qualunque cittadino acquisti del latte fresco lo paga mediamente 1,50 euro al litro, mentre i tedeschi non spendono più di 0,70 centesimi di euro. Meno della metà.