Facciamo chiarezza sulle pensioni d’oro
Bisogna fare chiarezza sulle pensioni d’oro. Dopo che mercoledì 8 gennaio sono state votate alla Camera le mozioni sul tema, presentate dai partiti, ho letto diversi interventi che affermavano che aver bocciato quella del M5S ha significato essere a favore di questi privilegi. Niente di più sbagliato: io stesso non ho approvato la mozione dei grillini, ma quella del Pd. E non è stata una scelta scontata, dettata cioè solo dal fatto che appartengo a quel partito: c’erano precise motivazioni di fondo che vado a spiegare.
Come avevo già scritto nell’ultima news, la legge di stabilità 2014, ai commi 486 e 489, stabiliva il taglio delle pensioni d'oro con dei criteri e degli scopi ben precisi (in particolare il contributo di solidarietà per il triennio 2014-2016, i cui proventi saranno destinati per la salvaguardia degli esodati). Quindi, il taglio delle pensioni d'oro è già stato fatto dalla nostra maggioranza. Anzi, semmai è stato il M5S che, non votando la legge di stabilità, si è dimostrato contrario agli interventi sulle pensioni d’oro.
Detto ciò, faccio presente che le mozioni sono un atto di indirizzo al Governo, non hanno altra funzione, e quella dei grillini, alla fine, chiedeva una cosa che era già stata fatta con la legge di stabilità e pertanto era inutile. Ripeto, a scanso di equivoci: non aveva senso chiedere al Governo di attuare qualcosa che era già stato approvato dal Parlamento con il voto contrario del M5S. Come vedete, pura demagogia.
Invece, la nostra mozione sollecita ad andare a monitorare quanto approvato con la legge di stabilità, soprattutto con l’obiettivo di incrementare il fondo di solidarietà. Vi riporto il dispositivo del documento per intero, così che ci si possa rendere conto di cosa significa votare in modo utile una proposta e quando, invece, si perde e si fa perdere tempo a tutti: “Si impegna il Governo a monitorare gli effetti e l'efficacia delle citate misure introdotte con la legge di stabilità; a valutare, agli esiti di questo monitoraggio, l'adozione di interventi normativi che, nel rispetto dei principi indicati dalla Corte costituzionale, sempre in un'ottica di solidarietà interna al sistema pensionistico, siano tesi a realizzare una maggiore equità per ciò che concerne le cosiddette pensioni d'oro e correggano per queste ultime eventuali distorsioni e privilegi derivanti dall'applicazione dei sistemi di computo retributivo e contributivo nella determinazione del trattamento pensionistico”.
Se vuoi leggere le mozioni PD clicca qui e M5S clicca qui.
In carcere solo se serve
In prima lettura la Camera ha approvato la riforma della custodia cautelare con 290 voti favorevoli, 13 contrari (la Lega) e 95 astenuti (M5S). Il nuovo testo della proposta di legge è diretto a delimitare l'ambito di applicazione della custodia cautelare in carcere, attraverso una serie di modifiche al codice di procedura penale che interessano principalmente la valutazione del giudice, l’idoneità della custodia in carcere, gli obblighi di motivazione del giudice e il procedimento.
In buona sostanza, l’obiettivo del provvedimento è di ricorrere solo nei casi estremi alla carcerazione preventiva, rendendo più stringenti i presupposti e le motivazioni e ampliando le misure alternative. Quindi, la custodia cautelare potrà essere disposta soltanto quando siano inadeguate le altre misure coercitive o interdittive. E per giustificare il carcere e le altre misure cautelari, il pericolo di fuga o di reiterazione del reato non dovrà essere soltanto concreto ma anche “attuale”. Il giudice non potrà più desumere il pericolo solo dalla semplice gravità del delitto: l’accertamento dovrà basarsi sugli elementi che qualificano la personalità dell’imputato o indagato, quali i precedenti, i comportamenti antecedenti e susseguenti.
Ancora, il giudice dovrà spiegare nel dettaglio perché fa una scelta, disattendendo magari anche gli argomenti della difesa. Quindi gli obblighi di motivazione si intensificano. Per renderle più efficaci, aumentano dagli attuali 2 mesi a 12 mesi i termini di durata delle misure interdittive (sospensione della potestà dei genitori, divieto di esercitare attività professionali…) per consentirne un effettivo utilizzo quale alternativa alla custodia cautelare in carcere. Cambia in profondità anche la disciplina del riesame della carcerazione preventiva.
Restano esclusi dalla riforma i reati di mafia e associazione terroristica. Sul nuovo modo di intendere la privazione della libertà personale, il Parlamento vigilerà con uno stringente monitoraggio.
Un altro provvedimento che interviene sul tema della carcerazione e che con piccoli passi vuole arrivare a cambiare l’approccio alla carcerazione come è stato affrontato in tutti questi anni.
Ma che latte beviamo?
Sapete ormai che sulle quote latte non mollo e la scorsa settimana, a questo proposito, ho presentato al Ministro delle Politiche agricole un’interpellanza urgente con risposta in Aula.
I punti su cui insisto sono chiari e le domande sono le stesse che si pongono gli inquirenti: quante bovine da latte ci sono oggi in Italia e quante erano presenti negli anni scorsi? Non è possibile che si sia moltiplicato il latte senza che le vacche lo producano.
In tal caso, che latte è entrato in Italia per poter giustificare i modelli L1? Io voglio conoscere i numeri e non gli algoritmi.
Al Ministro ho inoltre chiesto se le aziende che hanno ottenuto l’assegnazione della quota e non hanno prodotto latte, hanno anche ricevuto contributi Pac (Politica agricola comune dell’Europa) o altri contributi con i Psr (Piani di sviluppo rurale). Perché se così fosse, è stata fatta una truffa nei confronti della Ue, dell’Italia e di tutti gli allevatori. Continuerò a dirlo con determinazione e tenacia.