L’Europa secondo Morgano
Ci stiamo avvicinando alle elezioni europee e vi voglio invitare a un incontro organizzato per sabato 3 maggio 2014, dalle 15.30 alle 17.30, alla Fonderia Mercury, in via Thaon di Revel 21, a Milano, per parlare di Europa con Luigi Morgano, candidato al parlamento europeo per il Pd nella circoscrizione Nord-ovest.
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Al lavoro con più diritti
Il 23 aprile il voto di fiducia, con 344 favorevoli e 184 contrari. Il 24 aprile l’approvazione della conversione in legge, con 283 favorevoli, 161 contrari e un astenuto. E’ così che la Camera ha dato il via libera al Decreto Lavoro, firmato dal Ministro Giuliano Poletti, per lasciarlo andare verso l’esame del Senato.
Travagliato come non pochi: l’alleato Ncd in un primo tempo sembra mettersi di traverso, Scelta civica si dice in dubbio, ma alla fine il decreto che nasce da una costola del Jobs Act, il piano di riforme del mercato del lavoro voluto da Matteo Renzi, vede la luce.
Ricordo i passaggi fondamentali del documento. Innanzitutto, viene alzata da uno anno a 3 anni la durata dei contratti a tempo determinato senza causale e il numero degli assunti con questo contratto non potrà superare il 20%.
I contratti a tempo determinato si potranno rinnovare fino a un massimo di 5 volte in 3 anni. Niente più obbligo di pausa tra un contratto e l’altro.
L’apprendistato avrà meno vincoli e la busta paga base degli apprendisti sarà pari al 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento, mentre sarà nuovamente obbligatoria la formazione pubblica.
Importantissimo, poi, il fatto che le donne che rimangono incinta durante un contratto a tempo determinato possano conteggiare anche la maternità come durata del contratto e se l’azienda assume nei 12 mesi successivi, avranno la precedenza.
Segnalo, infine, che uno degli articoli garantisce la parità di trattamento delle persone in cerca di occupazione in uno degli Stati membri dell’Ue indipendentemente dal luogo di residenza: è un modo per rendere immediatamente operativa la Garanzia per i giovani.
No Ogm, please
Il Tar del Lazio per la normativa nazionale e quello del Friuli Venezia Giulia per la legge regionale, hanno bocciato lo stesso giorno il ricorso di un agricoltore friulano che contestava da un lato il decreto con il quale il Governo Letta, nel luglio 2013, aveva bloccato per 18 mesi ogni tipo di coltivazione transgenica in Italia, dall’altro analogo provvedimento assunto dalla sua Regione. Il divieto di coltivare il mais MON810, l'unico autorizzato in Europa, dunque, resta in vigore a tutti i livelli.
L’Italia aveva deciso questa sorta di moratoria che, da temporanea, potrebbe diventare definitiva, vista la linea che si sta prendendo a livello europeo tra i pro e i contro gli Ogm. Come dal Pd spesso auspicato, infatti, l’Unione europea pare intenzionata a lasciare liberi i Paesi membri di decidere se applicare la clausola di salvaguardia per bloccare le colture Ogm, soprattutto nei casi in cui la particolare conformazione del territorio comporti dei rischi di contaminazione, cosa che, ad esempio, in Lombardia, dove vige la regola dell’appezzamento, potrebbe essere possibile.
Il punto è poter lasciare delle fasce di rispetto, ma per il tipo di agricoltura che si pratica in Italia è piuttosto difficile. Dunque, tutti soddisfatti, per ora, dal Ministro alle organizzazioni dei coltivatori, biologico in primis, visto che è l’unico che non contempla per sua natura colture transgeniche.
Vedremo come si comporterà l’Ue, ma intanto segnalo che il Gruppo del Pd lombardo ha già depositato un progetto di legge che punta ad un’ulteriore moratoria di 12 mesi, almeno a livello regionale.
Stamina, meglio la prudenza
La vicenda di Stamina mi ha accompagnato per tutti questi mesi di attività alla Camera, in primo luogo per la costante presenza del presidio in piazza Montecitorio, poi per gli interventi legislativi che abbiamo messo in atto.
Il problema si è mostrato subito nella sua complessità e delicatezza, al punto da non poter essere paragonato alla già famosa cura Di Bella. Infatti, mentre in quel caso si poteva almeno risalire a un protocollo terapeutico, con Stamina non abbiamo avuto nulla tra le mani da poter controllare, confrontare, verificare.
Ma sono stati il dolore dei famigliari e le loro preoccupazioni a rappresentare la carne viva del problema anche se non dovevamo perdere di vista la vera natura della soluzione.
Ha, così, prevalso il pensiero prioritario, cioè avere delle certezze scientifiche prima di arrivare a qualsiasi somministrazione. Per questo si è autorizzata la sperimentazione anche a carico dello Stato. Le vicende giudiziarie di questi giorni premiano la prudenza e la richiesta di una convalida scientifica.