Nell’ambito dell’esame della ‘Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della Salute’, noto come Ddl Lorenzin, questo pomeriggio la Camera ha approvato un ordine del giorno presentato dall’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, sulla Professione sanitaria ausiliaria di massaggiatore e massofisioterapista.
“Si tratta di una figura professionale che ha subito diversi interventi di legge nell’arco degli anni – spiega Cova –. In particolare, un decreto legislativo del 1992 prevedeva che i corsi di studio che non fossero stati riordinati, andassero soppressi entro due anni a decorrere dal 1 gennaio 1994. Ma di fatto non sono ad oggi intervenuti atti di riordinamento della figura del massiofisioterapista che resta nei termini del vecchio ordinamento”.
Dopo una serie di ulteriori passaggi che non chiariscono il destino di questi professionisti, nel 2006 “il legislatore stabilisce che la formazione per l’accesso alle professioni sanitarie è esclusivamente di livello universitario, ad eccezione dei profili di operatori di interesse sanitario. Ma chi sia e cosa possa fare l’operatore di interesse sanitario non è ad oggi regolamentato”.
Lo stato di fatto, fa presente il parlamentare Pd, è che “i corsi formativi regionali continuano a diplomare giovani con la figura professionale del massiofisioterapista, del massaggiatore capo-bagnino e del massaggiatore sportivo senza che sia intervenuta una norma legislativa che identifica queste professioni. Situazione che rende assolutamente precarie le aspettative di lavoro di questi professionisti”.
Ecco perché l’ordine del giorno di Cova “impegna il Governo a valutare l’opportunità di
abrogare le norme che prevedono i corsi di formazione per il rilascio dei titoli per l’esercizio delle attività di massafiosioterapista, massaggiatore capo-bagnino e a garantire ai titolari dei diplomi di massofiositerapista e massaggiatore capo-bagnino che possano continuare a svolgere l’attività. Ma anche a individuare, secondo le normative europee e la programmazione sanitaria nazionale, in accordo con la Conferenza Stato Regioni, una nuova figura professionale nell’area della riabilitazione”.
Roma, 25 ottobre 2017