Antimafia più efficace
Dopo quello che è venuto alla luce questa settimana in Lombardia – e non era la prima volta che si scopriva che la Brianza è ormai in mano all’ndrangheta –, ha avuto ancora più valore l’approvazione, alla Camera, delle Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni con Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate.
La riforma del Codice Antimafia nasce da una proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2013 da 120mila cittadini e promossa da diverse associazioni con l’obiettivo di dare maggiore efficacia alle norme sulla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Dopo discussioni, confronti e audizioni e dopo che il testo originario è stato arricchito dai contributi nelle Commissioni Antimafia e Giustizia, la nuova legge rende finalmente organica la normativa antimafia relativa ai beni confiscati e sequestrati. La frammentarietà delle norme e le criticità emerse nel corso degli anni, infatti, portava più del 90% delle imprese sottratte alla criminalità organizzata a fallire dopo la confisca o il sequestro.
La nuova legge si muove su un doppio binario: da una parte presenta misure di contrasto sistematico alle organizzazioni criminali per colpirle dritte al cuore, cioè nelle imprese illecite; dall’altra prevede misure economiche di sostegno alle imprese stesse affinché continuino la propria attività anche dopo la confisca o il sequestro.
Tra le misure, le modifiche al ruolo e alle funzioni dell’Agenzia nazionale per i Beni confiscati; l’istituzione di un nuovo Fondo per il credito delle aziende sequestrate; l’ampliamento dei soggetti attivi e passivi; la tutela dei terzi creditori; la trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari; la delega al Governo per individuare specifici incentivi e ammortizzatori sociali per i lavoratori delle aziende confiscate e sequestrate; le misure contro il caporalato.
Gli obiettivi sono di rendere più efficace, tempestiva e trasparente l’adozione delle misure di prevenzione patrimoniale; istituire presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d’appello sezioni o collegi specializzati; favorire la ripresa delle aziende sottoposte a sequestro; garantire una maggiore trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari; riorganizzare e rafforzare l’Agenzia nazionale per i beni confiscati; estendere i casi di confisca allargata; garantire in modo sempre più efficace i terzi di buona fede che risultano da atti anteriori al sequestro.
Regole per far cultura
E un altro bel passo avanti nella tutela delle nostre eccellenze è l’approvazione della Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative. Un testo finalizzato a rafforzare e qualificare l’offerta culturale nazionale e a promuovere e sostenere l’imprenditorialità e l’occupazione, in particolare giovanile, mediante il sostegno delle imprese culturali e creative.
Innanzitutto, vengono stabiliti i requisiti che devono essere posseduti da un’impresa, pubblica o privata, per essere qualificata come culturale e creativa, ovvero avere per oggetto sociale l’ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, la conservazione, la ricerca e la valorizzazione o la gestione di prodotti culturali; avere sede in Italia, in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo, purché abbia una sede produttiva, una unità locale o una filiale in Italia; svolgere un’attività stabile e continuativa.
Si dispone, poi, che per lo svolgimento delle attività di perseguimento dell’oggetto sociale, le imprese culturali e creative possano chiedere la concessione di beni demaniali dismessi, con particolare riferimento a caserme e scuole militari inutilizzate, non utilizzabili per altre finalità istituzionali e non trasferibili agli enti territoriali.
Via libera ai conti
Via libera, in settimana, anche al Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2016 e alle Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l’anno finanziario 2017. Provvedimenti che fanno una sorta di fotografia dello stato dei conti. I numeri indicano un percorso positivo e di crescita, in questi anni, che si assesta attorno all’1,6 per cento. E poiché avevamo il segno meno fino a pochi anni fa, significa che ogni anno abbiamo ottenuto dei miglioramenti.
Altri parametri importanti sono, ad esempio, l’indebitamento netto, calato al 2,4 per cento del Pil rispetto all’anno precedente, quindi il 2016 attesta un risultato migliore rispetto all’anno precedente di 0,3 punti percentuali. Gli altri elementi che meritano di essere sottolineati sono l’avanzo primario e gli interessi. L’avanzo primario si stabilizza intorno all’1,5 per cento nei tre anni – l’1,6 nel 2014, l’1,5 nel 2015 e ancora l’1,5 nel 2016 – e dimostra una solidità di questo dato a valere nel tempo; la riduzione della pressione fiscale consente di dire che anche tra il 2015 e il 2016, grazie alle politiche di questi tre anni, si è riusciti ad arrivare a un 42,9 per cento nel 2016 che è un buon risultato.
Federalismo in ritardo
A più di quindici anni dalla data di entrata in vigore della legge costituzionale n. 3 del 2001, il percorso attuativo del federalismo fiscale appare ancora in una fase di transizione. Il legislatore si era posto l’obiettivo di introdurre nell’ordinamento un nuovo assetto dei rapporti economico-finanziari tra lo Stato e le autonomie territoriali, basato sul superamento del sistema di finanza derivata e sull’attribuzione di una maggiore autonomia di entrata e di spesa agli enti decentrati, nel rispetto dei principi di solidarietà, riequilibrio territoriale e coesione sociale sottesi al nostro sistema costituzionale.
Ma proprio poiché siamo rimasti indietro su questo progetto di riforma, abbiamo approvato una mozione concernente iniziative in ordine ai criteri di ripartizione del fondo di solidarietà comunale, anche nell’ottica dell’attuazione della riforma del federalismo fiscale, che impegna il Governo a riconsiderare il percorso attuativo del federalismo fiscale, in coerenza con l’articolo 119 della Costituzione, attraverso iniziative per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni; la previsione di un apporto di finanziamento statale nell’alimentazione del fondo di solidarietà comunale, legato al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni e degli obiettivi intermedi di servizio, nel rispetto dei vincoli aggregati di finanza pubblica; l’attivazione degli opportuni strumenti di ricognizione e di valutazione; il superamento progressivo del tax gap tra valori di mercato e valori catastali.
Via libera a nuove ratifiche
Siamo tornati ad approvare ratifiche, questa settimana, come quella per l’esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010. O come la Ratifica ed esecuzione dei seguenti protocolli: Protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013; Protocollo n. 16 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 2 ottobre 2013, e dell’abbinata proposta di legge Schullian.
Abbiamo approvato anche il disegno di legge di Ratifica ed esecuzione dell’Atto di Ginevra dell’Accordo dell’Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999, nonché norme di adeguamento dell’ordinamento interno; Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia, fatto a Zagabria il 5 luglio 2011; Ratifica ed esecuzione del Protocollo recante modifiche alla Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica delle Filippine per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l’evasione fiscale del 5 dicembre 1980, fatto a Manila il 9 dicembre 2013.
Vi presento l’Ecomaratona del Chianti
Giovedì 5 ottobre, alle 12.30, nella Sala stampa di Palazzo Chigi, in largo Chigi 19, a Roma, ho organizzato la conferenza stampa di presentazione dell’Ecomaratona del Chianti, l’11esima edizione della corsa che si svolgerà domenica 15 ottobre in provincia di Siena, sul territorio di Castelnuovo Berardenga, e che prevede anche iniziative collaterali che animeranno le giornate di venerdì 13 e sabato 14 ottobre.
Alla conferenza stampa, assieme a me ci saranno il Ministro per lo Sport Luca Lotti, Fabrizio Nepi, presidente della Provincia di Siena e sindaco di Castelnuovo Berardenga, Mauro Clarichetti, in rappresentanza del Comitato Ecomaratona del Chianti, Sergio Zingarelli, presidente del Consorzio vino Chianti Classico, Giorgio Calcaterra, maratoneta e campione del mondo 100 chilometri, Fabio Fiaschi, giornalista e direttore di “Runners e benessere”.
Ci tenevo particolarmente a organizzare la presentazione di questo importante evento, non solo come maratoneta di lungo corso, ma anche perché, oltre a valorizzare la corsa e il contatto con la natura, porta all’attenzione del grande pubblico un territorio spettacolare, la sua gastronomia, il suo paesaggio e i prodotti agricoli locali.
Se volete saperne di più www.ecomaratonadelchianti.it
Paolo Cova