Il fascismo è reato
Voglio esprime tutta la mia solidarietà all’On.Emanuele Fiano per le minacce ricevute per essere stato il primo firmatario di questa legge. Una proposta di legge molto dibattuta, in questo momento, in Italia, ma che noi, alla Camera, non abbiamo avuto alcun dubbio a votare e senza ulteriori perdite di tempo: l’Introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. La norma, punisce la propaganda del regime fascista e nazifascista e viene aggiunta ai delitti contro la personalità interna dello Stato.
Ecco cosa prevede. Viene punita la condotta di chi propaganda immagini o contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, o delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, o ne richia ma pubblicamente la simbologia o la gestualità. La punizione avviene con la reclusione da sei mesi a due anni.
Si tratterà di un delitto perseguibile d’ufficio: da un lato, la propaganda attiva e quella che si manifesta anche solo nei diversi passaggi della filiera produttiva (dalla produzione alla distribuzione, alla diffusione, alla vendita) di immagini, oggettistica, gadget di ogni tipo che comunque sono chiaramente riferiti all’ideologia fascista o nazifascista o ai relativi partiti; dall’altro (per mezzo del richiamo alla gestualità, oltre che alla ideologia) comportamenti quali il saluto romano o nazifascista fatto in pubblico e l’ostentazione pubblica di simboli che a questi partiti o ideologie si riferiscano.
La pena è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici, che costituiscono, dunque, un’aggravante.
Qualcuno si è chiesto se ce n’era proprio bisogno: noi rispondiamo convintamente sì, perché nel tempo si è dovuta riconoscere l’insufficienza degli strumenti predisposti dal legislatore per la repressione di questi comportamenti individuali di propaganda. È sotto gli occhi di tutti che, non soltanto in altri Paesi d’Europa, ma anche nel nostro Paese, sono sempre più frequenti gli episodi e le manifestazioni che richiamano apertamente concezioni apologetiche del fascismo e del nazifascismo. Gesti, condotte e comportamenti spesso violenti, intolleranti, razzisti.
Stato-Regioni: tempo di revisione
Con una risoluzione, questa settimana, alla Camera, abbiamo anche approvato la Relazione all’Assemblea sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull’attuazione degli statuti speciali, approvata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali.
La Commissione ha avviato una riflessione sullo stato del regionalismo e, più in generale, sull’assetto degli enti territoriali del Paese, dopo l’esito non confermativo del referendum costituzionale del dicembre 2016. La strada indicata dalla riforma costituzionale, con il superamento del bicameralismo paritario e la configurazione del Senato quale Camera delle autonomie e con la revisione del titolo V, non risulta più percorribile. Restano peraltro sul tappeto i problemi a cui il nuovo assetto istituzionale intendeva dare una risposta, in primis l’individuazione di forme di raccordo tra Stato ed autonomie territoriali che consentano un più rapido ed efficace raggiungimento di posizioni condivise, una semplificazione del quadro dei relativi rapporti ed il superamento del contenzioso istituzionale.
La Commissione ha perciò portato a compimento il percorso intrapreso negli ultimi due anni con lo svolgimento di due indagini conoscitive sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali, con particolare riguardo al sistema delle conferenze, e sulle problematiche concernenti l’attuazione degli Statuti delle Regioni ad autonomia speciale. Inoltre, ha svolto un’ulteriore breve indagine conoscitiva mirata all’individuazione di proposte concrete e operative per completare il quadro istituzionale delineato dalla riforma costituzionale del 2001, che può ritenersi consolidato, adeguando finalmente le procedure parlamentari.
Blocchiamo la contraffazione sul web
Via libera anche a una seconda relazione, quella sul fenomeno della contraffazione sul web, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo. Il fenomeno della contraffazione che si perpetra attraverso i sistemi telematici di e-commerce e via web in generale è forse uno dei più delicati e complessi nella prospettiva della definizione delle strategie di contrasto di questi fenomeni illeciti. La contraffazione via web è sempre più rilevante per la crescita esponenziale delle transazioni commerciali. La Commissione ha deciso pertanto di approfondire il tema, analizzando le modalità con le quali si manifesta oggi il commercio illecito di beni contraffatti con la lesione dei diritti di proprietà industriale e la pirateria digitale, particolarmente nel campo dei media audiovisivi in violazione del diri tto d’autore, che si realizzano in forme svariate, palesi od occulte, nei siti e nelle piattaforme di e-commerce e nei social forum su Internet. Il quadro che è emerso da questa ampia ricognizione è molto complesso.
Gli strumenti con cui intervenire sono diversi: ad esempio, un maggior coordinamento possibile a livello internazionale; una revisione delle normative sull’e-commerce in sede europea, per accrescere il livello di responsabilizzazione dei fornitori di servizi sulla rete; un’azione per rendere i consumatori consapevoli del disvalore dei prodotti contraffatti; programmi per intercettare la circolazione di beni e dei servizi illegali; ma anche una black list utile a bloccare la riapertura di nuovi profili per soggetti già bloccati.
Bolkestein non deve danneggiare
Con un decreto legislativo del 2010, il legislatore italiano ha dato attuazione alla direttiva Bolkestein, relativa ai servizi nel mercato interno e che ha il fine di facilitare la creazione di un libero mercato di servizi in ambito europeo. Secondo quanto stabilito dalla direttiva, qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali. Inoltre, vi è l’obbligo di prevedere procedure selettive, la limitazione della durata delle autorizzazioni, il divieto di rinnovare automaticamente le concessioni e di accordare vantaggi al prestatore uscente.
Il provvedimento ha esteso la Bolkestein anche al settore del commercio ambulante su aree pubbliche. Ma applicato alla lettera, il recepimento della direttiva, introducendo limitazioni temporali, ostacola la programmazione degli investimenti o il recupero di quelli già realizzati, danneggiando soprattutto i piccoli operatori del settore.
Ecco perché abbiamo approvato una mozione concernente iniziative relative all’applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein che impegna il Governo a promuovere proposte in sede di Unione europea per meglio definire la portata e gli effetti della direttiva rispetto al commercio ambulante e, considerando anche la situazione in essere, studiare interventi volti a contenere le potenziali ripercussioni negative sul tessuto economico e sociale, anche mediante l’individuazione di criteri che, nell’ottica della valorizzazione delle finalità sociali, tengano conto delle diverse caratteristiche, delle dimensioni e dei requisiti professionali acquisiti dagli operatori, della tutela dell’occupazione nel settore e dei luoghi in cui si svolge il commercio ambulante a questo fine costituendo, rapidamente, un tavolo di confronto con gli operatori del commercio su aree pubbliche e i rappresentanti degli enti locali.
Medicine in dono
E la seconda, importante mozione della settimana ha riguardato, invece, le iniziative in materia di raccolta e donazione dei farmaci non utilizzati. Questo perché lo sperpero di alimenti e di medicine determina un fortissimo impatto dal punto di vista sociale, economico e ambientale. Per la prima volta, con la legge Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi, del 19 agosto 2016, n. 166, si definiscono, in Italia, i termini come spreco o eccedenza alimentare e si interviene al fine di indirizzare il recupero e la donazione di questi beni all’interno di un programma più vasto di politiche contro la povertà.
Ma per meglio specificarne l’applicazione in campo farmaceutico, appunto, abbiamo impegnato il Governo, nella stesura del decreto applicativo così come previsto dall’articol o 15 della legge n. 166 del 2016 e dalle disposizioni previste dalla legge n. 155 del 2003, che equipara gli enti che svolgono attività assistenziale, nei limiti del servizio prestato, al consumatore finale in termini di responsabilità civile rispetto alla detenzione e alla conservazione dei medicinali, ad assumere iniziative affinché i requisiti di tracciabilità del anno siano coerenti con la finalità perseguite della stessa legge; a prevedere, ai fini di una migliore tracciabilità del farmaco a cura dei donatori, l’aggiornamento della banca dati centrale mediante definizione della specifica causale donazione; a prevedere le specificità legate alle differenti tipologie di soggetti, donatari esistenti, le associazioni che svolgono attività di pura distribuzione di confezioni integre e nel periodo di validità e le associazioni che ricevono in donazione questi beni e li somministrano, fermo restando che tutte dispongano di personale sanitario; a favorire il recupero e la donazione di prodotti farmaceutici a fini di solidarietà sociale in tutte le fasi della filiera; a definire in via preliminare quali siano i medicinali inutilizzati e quindi cedibili; a ribadire, ai fini della fiscalità, che trattasi di cessioni a titolo gratuito.
Paolo Cova