Concorrenza vuol dire crescita
Se la concorrenza è un fattore essenziale per la crescita, la Legge annuale per il mercato e la concorrenza che abbiamo approvato, questa settimana, alla Camera dovrebbe servire davvero a rendere mercati aperti e concorrenziali, quindi destinati ad accrescere l’efficienza del sistema economico, aumentare la competitività delle imprese e offrire ai consumatori una scelta più ampia di prodotti e servizi di qualità e a prezzi competitivi. Il testo passa ora all’esame del Senato.
Oltre a sostenere la crescita, le misure messe a punto hanno il merito di andare nella direzione dell’equità e della giustizia sociale, perché ridurre le rendite derivanti da posizioni di monopolio significa offrire nuove opportunità a chi prima era escluso o penalizzato. Quindi, vuol dire, appunto, anche garantire la libertà di scelta dei consumatori. Gli obiettivi della legge sono rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati; promuovere lo sviluppo della concorrenza; garantire la tutela dei consumatori, sulla base delle specifiche indicazioni dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato.
Gli ambiti di maggiore interesse contenuti nel provvedimento riguardano le assicurazioni, i fondi pensione, le comunicazioni, i pagamenti digitali, i servizi postali, l’energia, la distribuzione dei carburanti, l’ambiente, i servizi bancari, le professioni, la sanità, il turismo, i trasporti.
Voglio, a questo proposito, precisare che in merito alle polemiche legate al tacito rinnovo delle assicurazioni, il divieto di tacito rinnovo per quelle obbligatorie viene mantenuto e nel caso delle polizze Rc auto obbligatorie viene esteso anche ai rischi accessori. Al Senato è stata inserita l’abolizione del divieto di tacito rinnovo per le assicurazioni non obbligatorie. Mantenere il divieto, infatti, avrebbe danneggiato i consumatori poiché questo tipo di assicurazioni sono costruite sulle specifiche esigenze dell’assicurato che intende, volontariamente, tutelare beni di particolare interesse come gli immobili, le attività, la salute. Con il divieto si sarebbe imposta la rinegoziazione annuale delle previsioni dei contratti e la sostanziale impossibilità di rinnovo alle medesime condizioni dell’anno precedente, a causa dell’eventuale peggioramento del profilo di rischi o, come nel caso di una malattia nelle polizze sanitarie.
Aggiungo anche che in tema di servizi bancari, sono state innovate le disposizioni sulla trasparenza nella vendita di polizze assicurative accessorie a contratti di finanziamento e a mutui, e sono state introdotte nuove disposizioni in tema di tutela della concorrenza e della trasparenza nel settore della locazione finanziaria.
Una rete contro i tumori
L’Istituzione e la disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione è l’altro importante provvedimento che abbiamo votato questa settimana. Il testo, frutto di più proposte di legge, istituisce e disciplina la Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza nonché il referto epidemiologico. Si tratta di due istituti solo in parte previsti da altri atti legislativi e regolamentari che perciò necessitavano di un adeguato assetto organizzativo e di norme attuative.
La Rete nazionale dei registri è il primo atto di organizzazione di un fenomeno di studio interessante, nato per lo più in modo spontaneo. I registri tumori sono stati attivati a partire dagli anni Settanta in diversi ambiti territoriali italiani con funzioni di monitoraggio delle malattie oncologiche al fine di promuovere appropriate azioni di prevenzione primaria e secondaria. Nei registri, i tumori sono classificati su base territoriale e in relazione a un tempo specifico, e sono codificati tenendo conto dell’incidenza, della prevalenza e della sopravvivenza dei malati. I dati servono anche per avere una chiara identificazione delle risorse che sono necessarie per affrontare questa patologia. Il referto epidemiologico è invece un dato aggregato, che corrisponde alla valutazione dello stato di salute complessivo di una comunità e si ottiene da un esame delle principali informazioni relative a tutti i malati e a tu tti gli eventi sanitari di una popolazione in uno specifico ambito territoriale.
Diverse le finalità dell’istituzione della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza: prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, programmazione sanitaria, verifica della qualità delle cure, valutazione dell’assistenza sanitaria; messa in atto di misure di controllo epidemiologico delle malattie oncologiche e infettive; studio dell’incidenza e della prevalenza delle malattie oncologiche e infettive, per poterne monitorare la diffusione e l’andamento; sorveglianza epidemiologica per ridurre il rischio di introduzione o reintroduzione di malattie infettive, anche eliminate o sotto controllo; prevenzione primaria e secondaria; studio di morbosità e mortalità per malattie oncologiche e infettive; semplificazione delle procedure di scambio dati, facilitazione della trasmissione degli stessi e loro tutela; studio e monitoraggio dei fattori di rischio delle malattie sorvegliate; promozion e della ricerca scientifica in ambito oncologico, anche nel campo dei tumori rari; monitoraggio dei fattori di rischio di origine professionale, anche attraverso forme di connessione e di scambio di dati con i sistemi informativi esistenti, con particolare riferimento al sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro.
Elezioni, la regola e il caso
A mente fredda, a distanza di una settimana dai ballottaggi, voglio sottoporvi una mia breve riflessione sulle elezioni amministrative. I risultati parlano da sé: dove ci sono stati sindaci e coalizioni che hanno lavorato bene, abbiamo vinto; dove i sindaci non hanno lavorato bene o non si sono confrontati con i cittadini, abbiamo perso. Dove c’è stata sintonia e abbiamo dato segnali positivi, abbiamo vinto; dove abbiamo litigato in coalizione o nei circoli, abbiamo perso.
Poi c’è l’eccezione che conferma la regola e che si sostanzia nel “voto contro”: puoi aver lavorato bene e in sintonia, ma ti votano contro a prescindere. Questo caso mi stupisce sempre perché gli stessi cittadini chiedono serietà alla politica e ai politici, ma poi votano senza guardare ai fatti.
Schwazer, ora il Ministro intervenga
Questa settimana sono nuovamente intervenuto sul caso Schwazer, sollecitando il Ministro a dare una risposta alla mia interrogazione di febbraio. Ricorderete che nell’atto parlavo del procedimento penale che si sta svolgendo a Bolzano sul caso di doping di Alex Schwazer. Il giudice aveva disposto l’analisi del Dna delle urine dell’atleta entro il 31 gennaio 2017. A oggi, però, c’è ancora un’opposizione da parte della Iaaf (l’International association of athletics federations) a concedere queste urine per le analisi che dovrebbero essere eseguite dal Ris di Parma.
Avevo già chiesto al Ministro di intervenire per poter far eseguire le analisi, ma non si è mosso nulla. Credo che sia un caso grave ed è da affrontare soprattutto per fare chiarezza sul sistema dell’antidoping, sia a livello nazionale che internazionale, visto che anche proprio questa settimana, in Italia, hanno trovato tracce di doping su un ciclista appena quattordicenne.
Qui il video del mio intervento
Primarie per la Lombardia
Vi riporto di seguito un comunicato che abbiamo fatto uscire in settimana a proposito delle primarie per la Lombardia:
Il risultato elettorale delle amministrative indica la difficoltà del PD in Lombardia a imporsi rispetto a un Centro Destra unito. Non risulta indifferente il ruolo dei Cinquestelle, i cui simpatizzanti nei ballottaggi si sono orientati a Destra, in una rinnovata alleanza di ‘tutti contro il PD’.
Cosa significa questo per la Lombardia? Per l’avvicinarsi della sua scadenza elettorale? Si può ricreare e consolidare un rapporto fiduciario fra PD, territorio, mondi vitali capace di trasformarsi in un consenso elettorale?
Crediamo innanzitutto occorra una riflessione profonda, non rassegnata alla sconfitta.
Occorre allora elaborare contenuti e prospettive e andare al di là delle sole critiche spicciole alla Giunta Maroni per lanciare un progetto credibile, comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Occorre tessere una tela, costruire rapporti, ascoltare i soggetti che nel quotidiano lavorano per dare risposta ai problemi dei cittadini e ai loro bisogni reali. Non esiste più una cinghia di trasmissione scontata fra società e consenso: l’elettorato è più libero, più mobile e, di conseguenza, celermente ‘smarribile’, ma anche realisticamente più ricontattabile e ‘recuperabile’. Questo elettorato potenziale vuole però potersi esprimere, rifiutando prodotti pre-confezionati.
Per questo crediamo che le primarie siano uno strumento valido, anche se non scontato. Quando diventano modalità di resa dei conti interni o formalità di decisioni già prese dal ceto politico, possono risultare addirittura controproducenti; ma quando le primarie si allargano creano reale partecipazione. Ogni candidato può parlare a pezzi di società e partiti con l’obiettivo di convergere, lealmente, con chi vincerà la consultazione. In questo modo le primarie, come si è visto, ad esempio, nelle ultime amministrative milanesi (con l’elezione di Giuseppe Sala), sono strumento efficace. Lo spirito di squadra e il senso del gruppo rigenerano la fiducia di potercela fare.
A questa prospettiva vogliamo contribuire sollecitando le primarie in Lombardia: i tempi ci sono.
Primarie aperte, quindi, senza aspettare le decisioni di Maroni, a cui non possiamo concedere di dettare i tempi delle elezioni con l’unico obiettivo di difendere il proprio interesse personale e di rendere difficoltosa la riorganizzazione dell’area progressista.
Ogni scadenza ha le sue regole elettorali: per la Regione si voterà con un proporzionale con forte correzione maggioritaria, in un solo turno. Le primarie possono aiutare a costruire la coalizione larga indispensabile per poter vincere. Le si convochi subito, senza attendere i tatticismi di Maroni.
Senza timori, si allarghi l’ambito dell’ascolto, del confronto, del dibattito serrato ma rispettoso nel centrosinistra.
Per noi la Lombardia si può e si deve vincere.
Paolo Cova