Sisma, acceleriamo la rinascita
Via libera, questa settimana, alla Camera, alla Conversione in legge del decreto recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017. Il provvedimento introduce regole più snelle e aiuti per i cittadini e le imprese delle zone colpite dal terremoto di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, con l’obiettivo di semplificare e accelerare le varie fasi della ricostruzione.
In particolare, sono stati affrontati alcuni nodi emersi nel corso della gestione dell’emergenza e dell’avvio della ricostruzione di questi mesi: il tema del personale; il sostegno agli enti locali impegnati nella ricostruzione; l’accelerazione delle procedure per la realizzazione delle opere di urbanizzazione necessarie per le casette, per le stalle e per le scuole.
Sono poi state potenziate le misure a sostegno dell’economia dei territori colpiti dal sisma, in particolare con la norma sul danno indiretto che vuole sostenere soprattutto il settore del turismo e del commercio, strategici per le regioni del centro Italia. Anche altre norme vanno in questa direzione: le agevolazioni per gli investimenti, la moratoria su mutui di imprese e privati, la priorità dei contratti di sviluppo per le regioni del sisma.
Sono stati inoltre chiariti alcuni aspetti per rendere le norme meglio applicabili e per arrivare ad una ricostruzione più veloce, trasparente e puntuale, anche per i tanti gioielli architettonici e culturali di cui sono ricche le regioni colpite: con l’approvazione di un emendamento, tutta la quota dello Stato dell’8×1000 sarà destinata, per 10 anni, alla ricostruzione e al restauro dei beni culturali distrutti o danneggiati dal sisma.
Si tratta di circa 150/200 milioni l’anno che garantiranno una fonte certa e sicura di finanziamenti, due miliardi in dieci anni. Inoltre vengono inseriti ulteriori 9 comuni dell’Abruzzo tra quelli a cui si applicano tutte le misure messe in campo finora per le aree colpite dal sisma.
Risarcimenti più equi
Questa settimana, abbiamo approvato, in prima lettura, la proposta di legge sulle Modifiche alle disposizioni per l’attuazione del codice civile in materia di determinazione e risarcimento del danno non patrimoniale (definito anche biologico, quello che tocca la persona e la sua salute e non solo le cose).
Il testo consta di due articoli che allegano alle disposizioni di attuazione del codice civile due tabelle che i giudici dovranno utilizzare come parametri per la liquidazione con valutazione equitativa del danno non patrimoniale. Si tratta delle cosiddette Tabelle di Milano, oggi adottate dalla gran parte dei tribunali d’Italia dopo la pronuncia della Corte di Cassazione che ha introdotto il principio della necessità di applicare su tutto il territorio nazionale un unico criterio di liquidazione, da ritenersi equo.
Secondo la proposta approvata, al giudice è consentito di aumentare il risarcimento fino al 50 per cento della misura prevista dalle tabelle, in considerazione delle condizioni soggettive del danneggiato. Il provvedimento è da considerarsi, quindi, un passo avanti importante, soprattutto se associato al disegno di legge “concorrenza”, attualmente all’esame del Senato, che interviene in materia di risarcimento dei danni da incidenti stradali, al fine di garantire, in forza degli stessi principi, la parità di trattamento su tutto il territorio nazionale dei cittadini vittime di questi tipologie di danni non patrimoniali.
C’è bisogno di Europa
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato ospite, alla Camera, in occasione delle celebrazioni del 60esimo anniversario dei Trattati di Roma. E il suo intervento ha davvero fatto il punto di come la nostra Unione sta funzionando e su che strada dovrebbe andare.
Intanto, Mattarella è partito dall’importante avvenimento della Brexit, dicendo proprio che la celebrazione dell’anniversario richiede che sul percorso di integrazione europea si svolga una riflessione, la cui necessità è accresciuta dall’uscita, per la prima volta, di un Paese, il Regno Unito, membro dal 1973. Una riflessione che non può prescindere dalla storia che sta alle spalle della Ue: nel 1951 nasceva la Comunità del carbone e dell’acciaio, l’anno dopo il Trattato, arenatosi poi in Francia, del progetto di Comunità europea di difesa. Sarebbe stata l’Italia, prima con la Conferenza di Messina, nel 1955, poi con quella di Venezia del 1956, ad esserne motore traente, con Gaetano Martino, Ministro degli Esteri nel Governo Segni, fra i protagonisti.
Perciò, i padri dell’Europa, che dettero vita ai Trattati, con il consenso democratico dei loro Paesi, non erano dei visionari, ci ha ricordato il Presidente, bensì degli uomini politici consapevoli delle sfide e dei rischi, capaci di affrontarli. Uomini che hanno avuto il coraggio di trasformare le debolezze, le vulnerabilità, le ansie dei rispettivi popoli in punti di forza, mettendo a fattor comune le capacità di ciascun Paese e puntando a realizzare una grande società aperta, nella quale libertà, democrazia e coesione fossero reciprocamente garantite.
E ancora: l’Europa che abbiamo conosciuto in questi anni è stata uno strumento essenziale di stabilità e di salvaguardia della pace, di crescita economica e di progresso, di affermazione di un modello sociale sin qui ancora ineguagliato, fatto di diritti e civiltà. Una risposta alle debolezze dell’Europa uscita dalla Seconda Guerra Mondiale e alla sua progressiva costruzione hanno preso parte ex nemici. Quindi, ha detto Mattarella, se guardiamo alla strada percorsa ci rendiamo conto di come non sia stato mai un cammino facile, sin dall’inizio. Tuttavia, la spinta all’unità europea si è sempre rivelata, comunque, più forte degli arroccamenti e delle puntigliose distinzioni pro-tempore di singoli governi o di gruppi di Paesi, giocando un ruolo significativo anche nel contributo alla evoluzione delle relazioni internazionali.
Il Capo di Stato vede però oggi un’Europa quasi ripiegata su se stessa. Spesso consapevole, nei suoi vertici, dei passi da compiere, eppure incerta nell’intraprendere la rotta. Come ieri, c’è bisogno di visioni lungimiranti, con la capacità di sperimentare percorsi ulteriori e coraggiosi. Perché nessun ritorno alle sovranità nazionali potrà garantire ai cittadini europei pace, sicurezza, benessere e prosperità, perché nessun Paese europeo, da solo, potrà mai
affacciarsi sulla scena internazionale con la pretesa di influire sugli eventi, considerate le proprie dimensioni e la scala dei problemi.
Qui il video integrale del bell’intervento del Presidente Mattarella
Lo squadrismo grillino e i vitalizi inesistenti
Avrete visto tutti le immagini di quello che è accaduto nei giorni scorsi a Montecitorio. Una sorta di protesta di piazza inscenata dai soliti che hanno assaltato l’Ufficio di presidenza della Camera e hanno impedito lo svolgimento delle question time. Ora, al di là della gravità del fatto in sé, c’è un principio di fondo che mi preme sottolineare: in democrazia si vota e chi ha la maggioranza vince. Altri metodi non sono democratici e pensare di assaltare la Presidenza e impedire di lavorare e intervenire, perché non si è fatto come voleva un gruppo eletto tanto quanto gli altri, non è democrazia, ma i primi passi di un ritorno al fascismo.
Per altro, avessero almeno ragione!
Sono persino in pieno torto: le due proposte all’esame erano completamente diverse. Quella degli M5s agiva semplicemente sulle pensioni contributive ancora de erogare – e non sui vitalizi che non esistono più dal gennaio 2012–, senza peraltro intaccarne gli importi in alcun modo, e avrebbe portato risparmi pari a zero nell’immediato e risibili tra qualche anno. Questo perché non avrebbe intaccato il grosso della spesa pensionistica, rappresentato dai trattamenti maturati prima della riforma del 2012, quella che, appunto, ha cancellato i vitalizi. In sostanza, chiedeva che i deputati che decadono dopo il gennaio 2012 non prendano più la propria assicurazione a 65 anni, ma a 67. Cioè, veniva semplicemente posticipata di due anni. Ma questa loro sbandierata scelta non avrebbe cambiato proprio niente, in quanto l’assicurazione sarebbe stata versata due anni dopo. Quindi, si sappia chiaramente che la proposta dei cinquestelle non avrebbe portato nessun risparmio per i conti della Camera. Anzi.
La proposta Pd, approvata, prevede, invece, che chi detiene assegni vitalizi e trattamenti previdenziali, diretti e di reversibilità, corrisposti ai deputati cessati dal mandato o ai loro eredi, cioè i deputati decaduti prima del gennaio 2012, versi un contributo di solidarietà per tre anni nelle eccedenze del 10% sopra i 70mila euro, del 20% sopra gli 80mila, del 30% sopra i 90mila e del 40% sopra i 100mila. Questo comporta un risparmio annuo di 2,4 milioni di euro. Preciso anche che non può essere continuativo non per nostra volontà, ma perché il principio è stato voluto dalla Corte costituzionale. Ma mi sembra, comunque, un bel passo avanti rispetto al nulla che proponevano i grillini.
Dei quali vorrei sottolineare l’assoluta malafede: ricordate i cartelli che sbandieravano? No ai vitalizi: ma i vitalizi, ripeto, sono stati abrogati, cioè definitivamente cancellati, dalla riforma del 2012. Cinque anni che i cinquestelle hanno volutamente ignorato. Altrimenti su cosa avrebbero basato la loro propaganda squadrista?
Non lasciamolo solo!
In questi giorni stiamo assistendo ad un attacco senza precedenti nei confronti di Don Luigi Ciotti.
Piena solidarietà a don Ciotti e la nostra vicinanza non sia solo con le parole, ma anche nell’attenta opera di vigilanza sui territori, delle persone nelle istituzioni e nel mondo del lavoro.
Paolo Cova