Bilanci pubblici più flessibili
Come primo atto, alla Camera, questa settimana, abbiamo approvato il disegno di legge con le modifiche alla legge del 2012 in materia di equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali, che porterà più flessibilità, più responsabilità e più autonomia. Si interviene così sulla norma mediante la quale sono state dettate le disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio e del patto di stabilità interno.
In particolare, vengono soppressi gli obblighi di pareggio in termini di cassa e in termini di saldo corrente: in questo modo, ai fini dell’equilibrio, rileverà il solo saldo di competenza tra le entrate finali e le spese finali.
Al fine di conseguire effetti positivi sugli investimenti, nel computo del saldo di bilancio viene incluso il fondo pluriennale vincolato: l’inclusione ha natura transitoria per gli anni 2017-2019 e avrà invece carattere permanente dal 2020.
Inoltre, il provvedimento rinvia a una successiva legge statale la disciplina dei premi e delle sanzioni, ai fini dell’emanazione di una disciplina congiunta; delle modalità del concorso statale al finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali, in ragione dell’andamento del ciclo economico o al verificarsi di eventi eccezionali; delle modalità del concorso degli enti territoriali alla sostenibilità del debito pubblico.
Risparmio in Camera
Con 303 voti a favore, 72 contrari e 15 astenuti e con 304 sì, 74 no e 15 astenuti, abbiamo anche approvato il Conto consuntivo per l’anno finanziario 2015 e il Progetto di bilancio per l’anno finanziario 2016 della Camera dei deputati. Come avrete già letto e sentito, l’istituzione di Montecitorio restituirà al bilancio dello Stato 47 milioni di euro, mentre il risparmio complessivo realizzato dall’inizio della legislatura è di 270 milioni. Nel 2016, inoltre, la spesa per il funzionamento della Camera, ovvero 965,8 milioni di euro, scende per il quinto esercizio consecutivo rispetto al picco massimo, segnato nel 2011. Sono, quindi, del tutto inutili, come sempre, le strumentali polemiche dei grillini che hanno inscenato il loro solito show demagogico. Qualche altro dato. Per i deputati, la spesa prevista per il 2016 risulta inferiore a quella del 2011 nella misura del 13,2 per cento. La proroga del blocco dell’indennità parlamentare e dei rimborsi per le spese di soggiorno e per l’esercizio del mandato determina inoltre una riduzione della spesa, rispetto all’andamento tendenziale, pari a circa 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018.
Ma cala anche il costo dei dipendenti. La spesa per le retribuzioni del personale dipendente si riduce dai 196,3 milioni di euro del 2015 ai 175,6 milioni di euro del 2016 (meno 10,5 per cento), per scendere ulteriormente nel 2017 a 161,9 milioni di euro (meno 7,8 per cento). Si prevede che nel 2018 la spesa si assesti a un livello inferiore di oltre 70 milioni di euro rispetto alla spesa dell’anno 2012 (238,4 milioni di euro), ultimo anno della precedente legislatura: una riduzione che equivale a circa il 30 per cento.
Nel 2016 anche la spesa per l’acquisto di beni e servizi, 83,2 milioni di euro, segna una diminuzione rispetto all’anno precedente: meno 2,4 milioni di euro, pari al 2,9 per cento in meno. Ponendo a raffronto le diverse componenti della spesa per beni e servizi, rispetto al 2012, ultimo anno della precedente legislatura, si registra una riduzione di oltre 64 milioni di euro.
Banche, lo stato di fatto
Sullo stato del sistema bancario italiano, con particolare riferimento alla situazione del Monte dei Paschi di Siena, abbiamo ascoltato un’informativa del Governo per voce del Ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan. In generale, il responsabile del dicastero ha confermato la bontà dell’azione condotta e delle misure adottate per sostenere la nostra economia.
E d’altra parte, ha sottolineato il Ministro, la riforma delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo, il contributo dato all’autoriforma delle Fondazioni bancarie che ha reciso il legame, troppe volte perverso, tra politica locale e gestione delle banche, la spinta fornita all’apertura del mercato del credito ad altri operatori diversi da quelli tradizionali e gli interventi sulla gestione dei crediti deteriorati sono tutte azioni che segnano come Governo e Parlamento, in questi due anni e mezzo di lavoro, abbiano saputo affrontare il tema del settore bancario e del credito con la consapevolezza dei problemi, ma anche con la determinazione e il coraggio di compiere riforme che da tempo in Italia venivano solo enunciate e mai realizzate.
Padoan ha anche sottolineato come l’Autorità bancaria europea, l’Eba, abbia reso noti i risultati delle prove di stress condotti sulle principali banche europee e come questi abbiano dimostrato che la dotazione patrimoniale delle banche italiane avrebbe una buona capacità di resistenza anche qualora si verificasse il grave stress ipotizzato nel corso della prova, con una sola eccezione, il Monte dei Paschi, appunto.
Il gruppo creditizio ha tuttavia intanto elaborato un piano industriale che l’Autorità di vigilanza europea ha autorizzato e che prevede la cessione di sofferenze per 27,7 miliardi di euro al Fondo Atlante, al fine di pulire completamente la banca da ogni rischio legato ai crediti deteriorati. La pulizia di bilancio si accompagna a un aumento di capitale fino a un massimo di 5 miliardi di euro: un importo coerente con il piano industriale, orientato ad aumentare ricavi e profittabilità, grazie al re-rating della banca, alla riduzione del costo del credito e alla valorizzazione della rete commerciale.
Italia protagonista in Europa
Le linee della politica europea ed estera dell’Italia, alla luce delle recenti emergenze internazionali, sono al centro di una mozione che abbiamo approvato in settimana. I tanti segnali di incertezza, di tensione o di vera e propria crisi internazionale che caratterizzano il 2016, richiedono il massimo grado di razionalità e di responsabilità nella lettura degli accadimenti e nella prospettazione delle possibili azioni di ricomposizione. A livello internazionale è in atto da tempo una tendenza negativa, di inedita intensità, che sottolinea la crisi di ogni ordine mondiale con la risorgenza di pulsioni nazionalistiche o unilateralistiche. L’ormai cronica emergenza umanitaria legata alle migrazioni, la guerra siriana, il difficile processo di ricostruzione delle istituzioni libiche, gli attentati jihadisti in Europa e in oriente, il voto per la Brexit e più in generale la crisi del progetto di integrazione europea e il dilagare dei populismi, il tentativo di golpe in Turchia, lo stallo in cui versa il processo di pace israelo-palestinese, sono tutte minacce intrecciate che, da un lato rendono il Mediterraneo un crocevia di tensioni globali, insicurezza, terrorismo, crisi regionali, dall’altro, possono comportare l’indebolimento della risposta europea.
Per questo la mozione impegna il Governo a proseguire nell’azione di cambiamento dell’Europa contribuendo a renderla più umana, più giusta, più vicina ai bisogni reali dei cittadini, più coesa e fortemente radicata nei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità; a proseguire e a potenziare il ruolo dell’Italia nelle sedi europee quale interlocutore propositivo e propulsivo, affinché il processo di integrazione europea sia contraddistinto da nuove politiche improntate alla crescita, agli investimenti, all’occupazione e alla promozione della cultura; a imprimere una rinnovata funzione guida dell’Unione europea sulla scena internazionale, rafforzando la sua autonomia strategica e potenziando le sue capacità operative attraverso il rilancio della prospettiva di una difesa comune; a valutare la possibilità di farsi promotore di una nuova strategia di relazioni internazionali; a continuare nell’impegno di contrasto a Daesh all’interno della coalizione internazionale contro il terrorismo; a proseguire nell’azione di contrasto del radicalismo e del fanatismo religioso, attraverso il costante coinvolgimento delle comunità islamiche presenti nel nostro Paese e delle diverse confessioni religiose, per la definizione di una vera e propria strategia nazionale; a confermare, in raccordo con gli altri Paesi dell’Unione e con le istituzioni comunitarie, il giudizio di netta condanna per il golpe e il tentativo di destabilizzazione della Turchia; a proseguire nell’azione di consolidamento e di rilancio delle alleanze e delle coalizioni internazionali cui partecipa l’Italia.
Fidal: spieghi chi sostiene davvero
Sul fronte della mia battaglia per uno sport più pulito e più corretto, questa settimana ho puntato la mia attenzione su ciò che sta accadendo in Fidal, la Federazione italiana di atletica leggera. Ho il sospetto, infatti, che dia sostegno economico alle società che investono sugli stranieri, spendendo forse troppo e riducendosi allo stremo, e non sui giovani e sui vivai italiani.
In sostanza, le società sportive della Fidal potrebbero aver pagato troppo gli atleti forti e ora sono in dissesto. Così, hanno bisogno del Fondo di solidarietà, istituito dalla Fidal, ma questo penalizza poi quelle che invece hanno investito sui ragazzi.
L’ho scritto in un’interpellanza urgente in cui spiego che il Coni è la Confederazione delle Federazioni sportive nazionali e delle Discipline sportive associate e si conforma ai principi dell’ordinamento sportivo internazionale, in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi emanati dal Cio. È un ente pubblico che cura l’organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale e in particolare la preparazione degli atleti e l’approntamento dei mezzi idonei per le Olimpiadi e per tutte le altre manifestazioni sportive nazionali o internazionali. Lo Stato italiano finanzia con un fondo di circa 450 milioni di euro annui il Coni per svolgere le proprie attività sportive.
In tutto ciò, la Fidal, una delle federazioni appartenenti al Coni, tenuto conto del difficile momento economico del mondo sportivo, ha istituito un Fondo di solidarietà a favore delle società affiliate: il contributo è di 50mila euro, da destinare a club storici che si trovino in un particolare momento di necessità e difficoltà. Un sostegno una tantum, motivato da situazioni di particolare necessità e urgenza e volto a sventare la riduzione delle attività agonistiche.
Ma nella delibera del consiglio federale della Fidal di luglio che stabilisce i requisiti di assegnazione dei contributi, i criteri decisi mi hanno lasciato perplesso: vi è attenzione solo per società con un alto livello di risultati agonistici in campo femminile e maschile. Società che potrebbero aver investito fondi per poter competere ai campionati anche con atleti stranieri, ma i criteri di assegnazione del contributo non rispecchiano così nemmeno lo spirito dello Statuto della stessa Fidal che si ispira al Principio di democrazia e di partecipazione di chiunque in condizioni di uguaglianza e di pari opportunità.
Al Governo chiedo quali iniziative intenda assumere per rafforzare il sostegno, anche finanziario, alle società sportive che investono sui giovani e sui giovani talenti italiani, nonché per sviluppare i vivai nazionali, con particolare riferimento a discipline come l’atletica leggera che più di altre risentono del difficile momento economico.
Paolo Cova