Hanno pagato troppo gli atleti forti, spesso stranieri, e ora sono in dissesto. Così, le società sportive della Fidal hanno bisogno del sostegno del Fondo di solidarietà, istituito dalla Federazione italiana di atletica leggera, ma questo penalizza poi quelle che invece hanno investito sui giovani e sui vivai.
Lo dice in un’interpellanza urgente l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, spiegando quello che accade e attendendosi una risposta dal Governo.
“Il Coni è la Confederazione delle Federazioni sportive nazionali e delle Discipline sportive associate e si conforma ai principi dell’ordinamento sportivo internazionale, in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi emanati dal Cio – racconta Cova nell’atto –. È un ente pubblico che cura l’organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale e in particolare la preparazione degli atleti e l’approntamento dei mezzi idonei per le Olimpiadi e per tutte le altre manifestazioni sportive nazionali o internazionali. Lo Stato italiano finanzia con un fondo di circa 450 milioni di euro annui il Coni per svolgere le proprietà attività sportive”.
In tutto ciò, “la Fidal è una delle federazioni appartenenti al Coni, la quale, tenuto conto del difficile momento economico del mondo sportivo, ha istituito un Fondo di solidarietà a favore delle società affiliate: il contributo è di 50mila euro, da destinare a club storici che si trovino in un particolare momento di necessità e difficoltà. Un sostegno una tantum, motivato da situazioni di particolare necessità e urgenza e volto a sventare la riduzione delle attività agonistiche”.
Ma nella delibera del consiglio federale della Fidal di luglio che stabilisce i requisiti di assegnazione dei contributi, i criteri decisi lasciano perplesso il parlamentare Pd: “Vi è attenzione solo per società con un alto livello di risultati agonistici in campo femminile e maschile. Società che potrebbero aver investito fondi per poter competere ai campionati anche con atleti stranieri, ma i criteri di assegnazione del contributo non rispecchiano così nemmeno lo spirito dello Statuto della stessa Fidal che si ispira al Principio di democrazia e di partecipazione di chiunque in condizioni di uguaglianza e di pari opportunità”.
Ma soprattutto, secondo Cova, “affidarsi ad atleti stranieri significa spendere molti soldi che poi in qualche modo vanno recuperati…”.
Per questo nell’interpellanza il parlamentare chiede di sapere “quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per rafforzare il sostegno, anche finanziario, alle società sportive che investono sui giovani e sui giovani talenti italiani, nonché per sviluppare i vivai nazionali, con particolare riferimento a discipline come l’atletica leggera che più di altre risentono del difficile momento economico”.
Roma, 4 agosto 2016
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