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Europa, serve la strada del coraggio

Settimana dedicata all’Europa, questa appena passata. Alla Camera abbiamo approvato la legge europea e abbiamo ascoltato le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, in vista della seduta di Consiglio europeo di fine giugno.

Quest’ultimo, aveva al centro dell’ordine del giorno la grande questione legata al migration compact e alle politiche sulla sicurezza e sull’immigrazione. Renzi ha incentrato il suo intervento soprattutto sul commento alla Brexit, dicendo che si tratta di un voto che va rispettato, di cui va preso atto, voltando pagina e cercando di cogliere ciò che c’è di positivo dalla fase e dalla stagione che si apre. Ma l’analisi ha messo anche in evidenza un fatto: laddove c’è maggiore tensione sociale, lì si è registrato un consenso molto più forte all’ipotesi di uscita dall’Europa, come se fosse la responsabile della crisi, anche economica e industriale, che conosciamo. Dunque, serve una nuova partenza al centro della quale, per Renzi, vanno messi i posti di lavoro.

E per quanto riguarda la posizione dell’Italia dentro l’Europa, Renzi ha parlato di “casa”, sostenendo che noi non immaginiamo di andarcene da casa nostra, perché pensiamo che l’Europa sia il luogo da lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti, proprio come facciamo con la casa alla quale siamo affezionati. Ma sappiamo anche che, così com’è, questa casa non è accogliente come in passato. Dobbiamo essere in grado di mettere al centro quei valori che, peraltro, l’Italia, ha posto al centro della propria azione di Governo.

In effetti, settant’anni di pace dentro questa casa non sono stati un grazioso colpo di fortuna, ha detto ancora il Presidente, ma la conseguenza dell’azione di leader coraggiosi, che ebbero al centro della propria azione un’idea di orizzonte sul futuro, un’idea di valori condivisi, che, partendo dal carbone e dall’acciaio, seppero creare le condizioni di una comunità. Oggi deve prevalere questo senso di responsabilità per le prossime generazioni, ma può essere fatto soltanto a condizione di scegliere la strada del coraggio.

 

E intanto meno infrazioni

Subito dopo, abbiamo approvato le Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2015-2016, già passate al vaglio del Senato.

Si tratta, indubbiamente, di un provvedimento complesso che recepisce nell’ordinamento italiano delle normative europee anche al fine della riduzione del contenzioso. In realtà, il Governo italiano ha già raggiunto risultati importanti nell’adeguamento del diritto interno a quello europeo. Le procedure di infrazione si sono ridotte da 119 a 86, di cui 16 sull’ambiente, 9 sulla libera circolazione delle merci, 8 in materia di fiscalità, dogane e affari interni, 7 in materia di affari economici e finanziari. E con l’approvazione di questa legge si chiudono altre 4 procedure di infrazione, facendo quindi scendere il numero complessivo a 82 e si risolvono altre 10 procedure di preinfrazione.

Quali le novità? In materia di giustizia, ad esempio, è stata introdotta un’apposita sezione recante disposizioni sull’indennizzo in favore delle vittime di reati intenzionali violenti e l’estensione del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di stampo mafioso delle richieste estorsive. Si è intervenuto anche in tema di diritti delle persone, come ad esempio il permesso di soggiorno individuale per minori stranieri, che rappresenta un segnale di avanzamento per le politiche dell’infanzia e per le politiche dell’integrazione europea, provando a costruire un vero legame di fiducia con i cittadini di domani. Si è proceduto allo stralcio dell’articolo sulle disposizioni relative all’indicazione del Paese d’origine sull’etichettatura dei prodotti alimentari, confluendo in un autonomo disegno di legge affinché il Made in Italy venga percepito chiaramente come una risorsa per tutta l’Europa e non un ostacolo alla libera concorrenza. Come Paese stiamo insistendo per una tracciabilità e trasparenza generalizzate e diffuse dei prodotti e della filiera.

 

Un passo avanti sulle banche

Il cosiddetto Decreto Banche, ovvero la Conversione in legge del decreto recante disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione, già approvato dal Senato, è stato il provvedimento più importante che abbiamo licenziato questa settimana alla Camera.

Il decreto legge sulle banche ha l’obiettivo fondamentale di creare le condizioni per migliorare il funzionamento del sistema bancario e permettere quindi il consolidamento della ripresa. Il provvedimento punta per questo innanzitutto a rimuovere gli ostacoli e le lungaggini che hanno fin qui impedito al sistema creditizio di svolgere il suo fondamentale ruolo economico a favore di famiglie e imprese. Si creano strumenti che facilitano l’accesso al credito per le piccole e medie imprese e si evita, attraverso il pegno non possessorio, che la richiesta di un finanziamento possa tradursi nel blocco dell’attività imprenditoriale o in ripercussioni sui beni personali dell’imprenditore.

Il decreto provvede infine a rimborsare i risparmiatori che avevano acquistato le obbligazioni subordinate dai quattro istituti di credito (Banca popolare dell’Etruria, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti) poi falliti. A quelli truffati toccherà un rimborso automatico dell’80 per cento dell’investimento, mentre chi ha investito i propri soldi consapevole dei rischi, potrà far valere i propri diritti con un arbitrato davanti all’Anac di Cantone.

 

Più università per tutti

Secondo un rapporto internazionale dell’Ocse, risalente al 2015, solo il 42% degli italiani inizia gli studi universitari, valore che è il più basso in Europa, a fronte di una media europea del 63% e di valori massimi che superano l’80%. Gli studenti universitari italiani dovrebbero, quindi, aumentare almeno di metà, anche solo per raggiungere la media europea, addirittura raddoppiare per raggiungere i Paesi più avanzati. Secondo il medesimo rapporto, l’Italia, per percentuale di laureati nella fascia 25-34 anni, occupa adesso l’ultimo posto nell’Ocse con il 24%, a fronte di una media europea del 39 per cento: il numero dei laureati italiani dovrebbe, quindi, aumentare di oltre il 60%.

Ecco perché, in settimana, abbiamo approvato una mozione concernente iniziative volte a favorire l’accesso agli studi universitari, con particolare riferimento ad un’equa ripartizione delle risorse sul territorio nazionale.

L’atto impegna il Governo ad assumere iniziative per stabilizzare definitivamente il fondo integrativo per il diritto allo studio; ad aggiornare e rendere maggiormente omogenei a livello nazionale i requisiti di merito dello studente e di reddito e patrimonio della famiglia (cioè il valore Isee) per accedere alle prestazioni del diritto allo studio universitario; a stabilire i criteri di ripartizione del fondo integrativo statale sulla base dei fabbisogni regionali e rendere vincolante per le regioni lo stanziamento di risorse proprie; a stabilizzare su base pluriennale le cifre e i criteri di allocazione e di ripartizione del fondo di finanziamento ordinario delle università statali; ad adottare idonee iniziative per garantire, almeno a livello regionale, la presenza di corsi di studio in grado di soddisfare le diverse esigenze culturali e di formazione degli studenti.

 

Latte e carni suine più tracciabili

E in linea con quanto l’Italia sta chiedendo, sempre più, all’Europa, appunto, la scorsa settimana ho depositato, in Commissione Agricoltura della Camera, una risoluzione che pone al centro la tracciabilità del latte bovino e delle carni suine nei sistemi Dop e la separazione dalle linee di produzione “non Dop”. In sostanza, come la filiera della mozzarella di bufala Dop ha beneficiato di un provvedimento analogo, così deve essere anche per le Dop​/Igp​ degli altri prodotti lattiero-caseari da latte bovino​​ ​e delle carni suine. Non mi stancherò mai di dire che in Italia abbiamo prodotti di eccellenza tali che vanno tutelati, non solo per il lavoro dei produttori, ma anche per il rispetto nei confronti dei consumatori.

La risoluzione parte dalla considerazione che l’Italia ha una posizione di rilievo nell’ambito del settore lattiero-caseario mondiale, ma il mercato continua a essere gravato da una situazione di offerta abbondante, tanto che il 2016 si è aperto con una conferma della situazione di criticità come già nel 2015. Inoltre, la suinicoltura ha per il Paese un valore strategico, con ​i​ suoi 26mila allevament​i suinicoli, de​i​ quali oltre 4.500 fornit​ori​ di materia prima per le Dop, ma le quotazioni dei suini vivi da inviare al macello e destinati al circuito dei prodotti Dop sono inferiori ai costi di produzione ormai da diversi anni.

Quindi, è indispensabile introdurre per entrambe le filiere sistemi di tracciabilità in grado di rendere ​certa per il consumatore​ ​l’origine​ ​dei prodotti lattiero-caseari Dop​/Igp e i tagli ottenuti da animali allevati nell’ambito del circuito tutelato dalle stesse certificazioni, che presentano caratteristiche qualitative particolari, legate al rispetto dei disciplinari di produzione e costantemente controllate da organismi terzi.

Ecco perché la risoluzione impegna il Governo a istituire un sistema di tracciabilità della filiera dei prodotti lattiero caseari Dop​/Igp​ e dei prodotti da carni suine Dop​/Igp​, in modo che gli allevatori, i trasformatori e gli intermediari siano obbligati ad adottare nelle proprie attività sistemi idonei a garantire la rilevazione e la tracciabilità del latte e delle carni prodotti, ​ma anche ad ​attuare la procedura per cui la lavorazione di prodotti che arrivano da allevamenti che non sono all’interno del Dop/Igp ​avvenga in spazi dedicati​ e separati​.

 

Venerdì 8 luglio alla Festa PD a Melzo

 

Venerdì 8 luglio 2016 alle ore 21.00 alla Festa del Pd a Melzo farò da moderatore ad un incontro con il Ministro Martina e con Ettore Prandini vice Presidente Nazionale Coldiretti e con rappresentanti delle organizzazioni sindacali sul tema “ Mondo agricolo, innovazione per lo sviluppo”

Paolo Cova