On. Cova: “ Quote latte: senza vacche non c’è produzione e non la fa certo l’algoritmo, usato per giustificare quantità che non c’erano ”

L’ordinanza di archiviazione del Gip sul caso Agea e quote latte dice​ in modo chiaro che non è una questione di algoritmo. E gli allevatori che hanno sforato devono pagare le multe.

 

Sull’annosa questione interviene l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd: “La sentenza del Giudice per le indagini preliminari certifica che​ il cambio di algoritmo non ha contribuito a modificare la quota latte italiana in quanto la produzione totale viene calcolata con i Modelli L1 e controllata da Agea. Il dubbio, che ho segnalato più volte , anche in Aula e con interpellanze, è che non ci sia correlazione tra le produzioni delle singole stalle e la reale presenza di bovine da latte”.

 

Le domande che pone Cova sono precise: “ I Modelli L1 sono giustificati da una presenza reale di capi bovini? Un esempio sono le 30.000 vacche da latte che spariscono regolarmente ogni anno in 4 regioni italiane quando in altre regioni con il triplo di capi bovini se ne smarriscono solo 1200. Queste vacche servono a giustificare le produzioni e prendere i contributi P ac ma poi non esistono e devono essere denunciate come smarrite? ”.

 

E aggiunge che “l a stessa Corte europea ha condannato l’Italia, con sentenza del 2 dicembre 2014, per mancati controlli sulle produzioni di latte bovino in diverse regioni. Basta verificare il numero dei parti annuali di bovine da latte per avere idea di quanti capi realmente producono latte in Italia e quanto latte possano realmente produrre. Perché senza vacche non si fa il latte e non basta un Modello L1!”, conclude Cova.

 

Roma, 21 ottobre 2015