Chi rendiconta e chi sa solo predicare
Abbiamo ricominciato l’annata politica dopo la pausa estiva con le polemiche. Nemmeno a dirlo, innescate dagli M5S. Il tema: l’approvazione delle modifiche alla legge sulla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Ma vediamo tecnicamente cosa è successo. La Commissione che deve controllare i bilanci dei partiti, composta da una sola persona, non è riuscita a concludere in tempo il lavoro per la mole del lavoro e carenza di personale. E l’ufficio di presidenza di Montecitorio, a luglio, ha stabilito di non poter erogare neanche un euro senza la relazione di conformità della Commissione, sospendendo l’erogazione delle quote dei contributi spettanti ai partiti per il 2015 che avrebbero dovuto essere liquidate entro il 31 luglio. Si tratta sia delle quote dei contributi a titolo di rimborso delle spese per la campagna elettorale, sia di quelle a ti tolo di cofinanziamento per l’anno 2015.
Per uscire da quest’impasse abbiamo approvato delle modifiche che introducono una disciplina specifica per gli anni 2013 e 2014 sulle modalità di controllo dei bilanci dei partiti, in virtù della quale si chiede alla Commissione, opportunamente aumentata nel personale, di verificare entro 30gg questi bilanci. Per l’annata 2013 verrà fatta la verifica del rendiconto vista la mole di lavoro di verifica che la Commissione, così come era strutturata, non era in grado di fare.
Voglio tuttavia precisare alcuni aspetti: i bilanci, che sono certificati,avranno il controllo della Commissione.
Inoltre chi si lamenta del mancato controllo dei bilanci, ad ora non ha mai prodotto un bilancio del proprio movimento. Infatti il bilancio del M5S non è mai passato al vaglio della Commissione come invece prevede la legge; il deposito del bilancio è richiesto a prescindere dalla effettiva riscossione dei rimborsi, quale requisito a se stante di trasparenza della politica, ma nessuna documentazione richiesta dalla legge è stata presentata mai dal M5S.
Insomma, predicano bene, ma…
Nell’Europa che cambia
Tra i temi affrontati questa prima settimana di lavoro alla Camera, anche la discussione e il voto sulla Relazione della Commissione Politiche dell’Unione europea sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2015, sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2015 e sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell’Unione europea.
In sintesi, è emerso che risulta necessario rivedere al più presto i Trattati Ue per superare l’attuale impostazione tecnocratica, aumentare la trasparenza delle istituzioni, rafforzare il ruolo del Parlamento europeo e le competenze sussidiarie dei parlamenti nazionali, dare centralità a una Commissione politica e al metodo comunitario in luogo di quello intergovernativo.
Per affrontare le questioni più calde di questa nostra non facile stagione e per proseguire in modo lineare il lavoro fatto finora, ci sembra fondamentale la costruzione degli Stati uniti d’Europa, improntati alla realizzazione dei principi di democrazia, solidarietà e federalismo.
È urgente e indispensabile porre al centro della discussione l’esigenza di costruire politiche in grado di mettere l’Ue nel suo complesso in condizioni di conseguire tassi di crescita più consistenti, in modo da assorbire la disoccupazione che, negli ultimi anni, è aumentata, e di sostenere la domanda complessiva. La ripresa degli investimenti, sostanzialmente crollati in molti Paesi europei, compresa l’Italia, è un presupposto imprescindibile a questo scopo, così come risulta di fondamentale importanza per favorire le capacità competitive dell’Europa.
Ma soprattutto oggi abbiamo dinanzi una sfida: governare i grandi flussi del cambiamento, che significa diritto d’asilo europeo, una nuova legislazione, nuovi concetti di confini, frontiere, fronte.
Caporalato: intervenga il Governo
Nel corso di quella che è stata indicata come l’estate più calda degli ultimi decenni, si sono registrati almeno 4 decessi, nella sola regione Puglia, tra i braccianti impiegati nella raccolta del pomodoro. E l’eccezionalità climatica non è la principale causa di queste morti: si tratta delle gravissime e inaccettabili condizioni di lavoro e di sfruttamento cui sono costretti migliaia di lavoratori, prevalentemente stranieri ed extracomunitari, da un sistema criminale che opera con spietata determinazione, principalmente attraverso l’operato del caporalato e l’utilizzazione di lavoro irregolare.
È una piaga antica che va debellata una volta per tutte. Per questo ho sottoscritto una risoluzione che impegna il Governo a proseguire con speditezza e con tempi certi, in un rapporto collaborativo con le parallele proposte di iniziativa parlamentare, nella definizione di un nuovo quadro normativo finalizzato al contrasto del lavoro irregolare in agricoltura e del caporalato; a implementare le iniziative elaborate dalla cabina di regia, prevista in attuazione dell’articolo 6, del decreto legge del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116, prevedendo altresì un ruolo attivo e collaborativo dei comuni con le altre istituzioni preposte all’azione di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare e del caporalato, nonché l’attivazione delle associazioni del volontariato sociale e delle associazioni di rappresentanza dei consumatori nella definizione e realizzazione di apposite campagne di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza sull’importanza di una produzione agricola di qualità e rispettosa dei diritti dei lavoratori; a relazionare periodicamente alle Camere sui risultati conseguiti a seguito dell’adozione delle nuove misure di carattere normativo nonché dei contenuti del piano organico complessivo per il contrasto stabile al lavoro nero e al caporalato, elaborato dalla cabina di regia preposta alla realizzazione della Rete del lavoro agricolo di qualità.
Integrazione è possibile!
Domenica 27 settembre 2015 alle ore 21.00 sono a Cassina dé Pecchi a parlare sul tema dell’integrazione.
Se vuoi leggere volantino clicca qui.
Ti aspetto.
Paolo Cova