Rai, Cova e Anzaldi: “Sorprende spazio a ciclista squalificato per doping, ospitato a marzo ma fuori fino ad agosto. Rispondano presidente e direttore”

Può la Rai, servizio pubblico, dare ampio spazio a un atleta squalificato per doping? Se lo chiedono gli onorevoli Paolo Cova e Michele Anzaldi, parlamentari del Pd, in un’interrogazione alla presidente e al direttore Rai, appena depositata, che fa riferimento a un episodio preciso.

“Rai Sport, nella trasmissione Radio Corsa, andata in onda il 5 marzo scorso, ha ospitato un corridore, ex campione del mondo di ciclismo, la cui squalifica di due anni è stata comminata il 17 gennaio 2014 dal Tribunale nazionale antidoping del Coni per violazione dell’articolo 2.2 del codice Wada (uso o tentato uso di sostanze dopanti) e confermata dal Tribunale arbitrale dello sport di Losanna, con scadenza della squalifica il 17 agosto 2015”, ricordano nel documento.

 

Ma durante l’intervista, “andata in onda ben quattro mesi prima della scadenza della pena, il conduttore ha formulato all’atleta, che ha svolto la propria autodifesa senza mostrare particolare rammarico per l’accaduto, un caloroso augurio per un pronto rientro nelle competizioni, in assenza di riscontri obbiettivi che avvalorassero il suo auspicio, lanciando dunque un messaggio antisportivo e fortemente diseducativo soprattutto per le giovani generazioni che si affacciano al mondo dello sport”, hanno scritto ancora Cova e Anzaldi, quest’ultimo primo firmatario e segretario della Commissione di Vigilanza Rai.

 

L’interrogazione dei due parlamentari prosegue con la domanda al servizio pubblico: “La Rai educa così all’etica sportiva? Per questo abbiamo presentato un’interrogazione alla presidente e al direttore Rai: stupisce che un atleta condannato per doping possa essere presente in una trasmissione quando ancora è squalificato e che possa addirittura minimizzare la propria posizione davanti a una platea di telespettatori, molti dei quali giovani e giovanissimi, ma anche intervenire a commentare altre vicende di doping”.

 

Il punto, per Cova e Anzaldi, è che “la Rai svolge un ruolo di informazione pubblica e deve offrire ai giovani che guardano i programmi un’immagine di sport pulito e sano che premia il vero merito. Osannare le gesta di chi ha fatto uso di doping non appare un messaggio opportuno per il servizio pubblico”.

 

Roma, 3 luglio 2015