News dal Parlamento

Immigrazione: un primo passo dell’Europa

Le notizie dell’ultima ora le conosciamo tutti: dopo una nottata di duro confronto, durante il Consiglio europeo svoltosi tra giovedì e venerdì, l’Italia è riuscita a portare a casa un primo accordo con gli altri Stati membri sulla questione dei migranti: l’Europa ha accettato la redistribuzione di 40mila donne e uomini arrivati sulle coste nostre e greche. Per Matteo Renzi, che come presidente del Consiglio ha partecipato in prima persona alla discussione, si è trattato di un primo passo, ma non sufficiente. L’importante, tuttavia, è aver superato il principio del Trattato di Dublino, che, in buona sostanza, fa ricadere la responsabilità dei migranti tutta sul Paese di primo approdo.

Del Consiglio europeo Renzi era venuto a parlarci in Aula, alla Camera, il giorno precedente. E aveva annunciato che uno dei temi caldi sarebbe stato proprio quello dell’immigrazione, sostenendo di vedere per la prima volta aprirsi una finestra di opportunità poiché, anche a livello europeo, viene riconosciuta la priorità del Mediterraneo. Il premier aveva chiesto quindi un sostegno comune allo sforzo del Governo per evitare in Europa il ritorno dei muri. Previsioni poi confermate dall’esito del Consiglio che ha posto le basi non solo al superamento dell’accordo di Dublino per la gestione delle quote, ma anche della creazione di centri di smistamento dell’Ue sulle coste africane e della solidarietà dei Paesi europei rispetto a un’emergenza che non è solo italiana.

Accenno solo al secondo tema che Renzi ci aveva anticipato in Aula: la crisi economico-finanziaria e il mantenimento della Grecia all’interno dell’area dell’euro, sottolineando che per la prima volta, dopo quattro anni, una crisi economica e finanziaria non vede l’Italia sul banco degli imputati e tra gli osservati speciali.

Il resto è storia: poche ore fa il Primo Ministro greco Alexis Tsipras ha annunciato di voler indire un referendum fra pochissimi giorni per sapere dal suo popolo, che ha già orientato per il “no”, se vuole davvero rispondere alla chiamata dei creditori internazionali.

 

Attenzione alla diffamazione

Con 295 sì, 3 contrari e 116 astenuti, alla Camera abbiamo approvato la legge sulla diffamazione che ora torna al Senato. Il punto che ha fatto più notizia è stata l’eliminazione del carcere per chi diffama a mezzo stampa e l’applicazione esclusiva di una multa che va dai 5mila ai 10mila euro. Se il fatto attribuito è consapevolmente falso, si applica la multa da 10mila a 50mila euro. Come conseguenza, rettifiche o smentite, purché non inequivocabilmente false o suscettibili di incriminazione penale, devono essere pubblicate senza commento e risposta, menzionando espressamente il titolo, la data e l’autore dell’articolo ritenuto diffamatorio.

Fuori dei casi di concorso con l’autore del servizio, il direttore o il suo vice rispondono a titolo di colpa se vi è un nesso di causalità tra omesso controllo e diffamazione, la pena è in ogni caso ridotta di un terzo. In caso di querela temeraria, il querelante può essere condannato anche al pagamento di una somma da mille a 10mila euro in favore della cassa delle ammende. Chi invece attiva in malafede o colpa grave un giudizio civile a fini risarcitori, rischierà di dover pagare a favore del convenuto un’ulteriore somma.

Infine, regola che vale per tutti noi, anche per l’ingiuria e la diffamazione tra privati viene eliminato il carcere, ma aumenta la multa fino a 5mila euro per l’ingiuria e a 10mila per la diffamazione, che si applica anche alle offese arrecate in via telematica. La pena pecuniaria è aggravata se vi è attribuzione di un fatto determinato.

 

Mafia capitale o nazionale?

Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha parlato alla Camera per informarla sugli sviluppi dell’inchiesta “Mafia Capitale” o quanto meno su quanto le indagini gli permettevano di poter dire ad oggi. Orlando ha, dunque, ricostruito la vicenda partendo dai primi arresti, verso la fine del 2014, raccontando come si è dipanata la matassa di una storia che ancora ora, sotto molti aspetti, non è chiara fino in fondo. Tuttavia, con certezza, il Ministro ha sottolineato la natura mafiosa dell’organizzazione criminale che ha operato a Roma, capace di assoggettare a propri fini egemonici un territorio e un determinato settore di attività economica, avvalendosi del tipico metodo mafioso, dell’intimidazione e delle conseguenti condizioni di omertà. Mafia che aveva come obiettivo penetrare nella pubblica amministrazione per ottenere il controllo di lavori pubblici e di singole attività economiche.

A questo punto, al di là di come proseguiranno gli iter giudiziari, Orlando ci ha detto a chiare lettere che è evidente come una valutazione complessiva della vicenda imponga una profonda riflessione del Parlamento e di tutte le forze politiche in esso rappresentate, non solo su quanto è emerso rispetto ai fatti delittuosi come commessi nella capitale, ma anche, più in generale, sull’evoluzione, nel Paese, dei fenomeni corruttivi e sulle prospettive di più efficace contrasto, rese possibili dal progressivo arricchimento degli strumenti di prevenzione e di repressione.

 

Ucraina libera, via l’embargo

Questa settimana, alla Camera, abbiamo votato un’importante mozione sulle iniziative volte alla revoca delle sanzioni dell’Unione europea contro la Federazione russa e al raggiungimento di una soluzione politico-diplomatica della crisi ucraina.

Il documento partiva dalla premessa che nella vicenda riguardante le sanzioni alla Russia bisogna avere la consapevolezza che esistono delle ragioni di natura geo-politica che prevalgono su quelle di carattere economico, perché esse hanno costituito la risposta più responsabile e contenuta alle iniziative politico-militari poste in essere dal Governo russo nei confronti dell’Ucraina. Questo perché la Russia ha palesemente violato la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza dell’Ucraina, sia attraverso l’illegittima annessione della Crimea, sia attraverso l’assistenza militare diretta e indiretta fornita nel Donbass a formazioni separatiste, in aperta violazione delle convenzioni internazionali.

Abbiamo così impegnato il Governo a intensificare e rafforzare la propria azione politico-diplomatica verso la Russia, al fine di spingere il Governo russo ad attuare gli accordi di Minsk, ad esercitare la propria influenza sui separatisti e a ripristinare il pieno rispetto del diritto internazionale in Ucraina; nello stesso tempo ad incentivare il Governo ucraino nella realizzazione delle riforme istituzionali richieste dall’accordo di Minsk, affinché possa trovare attuazione un ordinamento che assicuri una prospettiva di decentramento e uno status speciale alle aree russofone del Donbass; a sostenere con grande convinzione l’azione dell’Unione europea e qualsiasi ulteriore sforzo della comunità internazionale che vada nella medesima direzione e, in questo quadro, ad aprire in sede di Unione europea un confronto su possibili misure compensative adeguate a sostenere le imprese e i sistemi di filiera più colpiti dagli effetti dell’embargo russo; a fare esso stesso quanto in proprio potere per alleviare le condizioni di difficoltà che il settore agroalimentare italiano sta registrando a causa dell’embargo russo; a procedere in linea con le decisioni della comunità internazionale rispetto alle sanzioni contro la Russia, mantenendole in essere finché non vi sarà una diversa determinazione comunemente assunta sulla base di positivi sviluppi e di un ripristinato rispetto del diritto internazionale.

 

 Paolo Cova