“Oggi è parso chiaro che l’agenzia Coni-Nado e la Procura antidoping sono due organismi perfettamente inutili, quanto meno insufficienti, intervengono in ritardo, di solito dopo la Procura ordinaria e non si preoccupano di verificare neanche la reperibilità degli atleti”, è tranchant l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, dopo aver ascoltato la risposta del Sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli alla sua interpellanza urgente sul tema del doping nei gruppi sportivi delle forze armate e di polizia.
Cova aveva ripercorso la situazione che si è venuta a creare: 65 atleti sotto indagine, sportivi che si sono permessi di non comunicare la propria reperibilità, dei quali alcuni non persone qualsiasi, ma militari e forze di polizia che normalmente dovrebbero contribuire a farla rispettare la legge, non violarla.
“Appare chiaro che la responsabilità viene fatta ricadere tutta sull’atleta – ha detto il parlamentare Pd in Aula –. Mai sul gruppo sportivo, sugli allenatori, sulle persone che stanno attorno allo sportivo. E i comandanti, a quanto pare, non sono tenuti a sapere nulla. Ma questo deve indurci a una riflessione: si lasciano soli gli atleti, si danno a loro tutte le responsabilità. Chiediamoci, invece, a cosa serve l’azione dell’agenzia Coni-Nado e della Procura antidoping. Diventano due organismi inutili e fuori luogo se non intervengono mai tempestivamente o non intervengono proprio. E anche i Centri sportivi militari rischiano di essere del tutto inutili se i propri atleti si allenano altrove e se non vengono mai sottoposti a controlli”.
L’invito di Cova al Governo è stato, dunque, quello di “risolvere una situazione che dimostra tutti i suoi limiti e le sue difficoltà e impegnarsi a istituire l’Agenzia antidoping terza come previsto dalla Wada. Ricordo che la lotta al doping è lotta contro la malavita che sta dietro al fenomeno. Per questo anche i comandanti devono prestare maggiore attenzione”.
Roma, 19 giugno 2015