Doping e gruppi militari: l’on. Paolo Cova aveva presentato un’interrogazione a febbraio per avere chiarezza su quanto la pratica scorretta incidesse sulle performance degli atleti di Stato. Ma non ha mai ricevuto risposta e ora ci riprova con un’interpellanza.
“Dopo non aver ricevuto risposta all’interrogazione fatta alcuni mesi fa, oggi, con 30 colleghi del Pd, richiediamo ai comandanti responsabili dei gruppi sportivi militari di sapere come hanno vigilato sui propri atleti in occasione delle scorse olimpiadi – spiega Cova –. Inoltre, siamo nel pieno della preparazione olimpica e dispiacerebbe che gli errori del passato non siano stati superati. Allora è importante capire cosa è stato messo in atto perché non accada più”.
Cova reitera, perciò, le sue domande ai Ministri competenti, ovvero chiede di sapere “se i comandanti dei Gruppi sportivi erano a conoscenza che atleti di tutte le discipline sportive appartenenti al proprio gruppo sportivo non avevano provveduto a inviare il modulo della propria reperibilità come previsto dal Codice antidoping del Wada e quale sistema di controllo interno abbiano messo in atto in questi anni per prevenire il mancato invio della reperibilità e del possibile uso di sostanze dopanti da parte dei propri atleti”.
Ma anche “se i comandanti dei Gruppi sportivi, dopo le notizie delle agenzie di stampa sugli interventi fatti dalla Procura di Bolzano a settembre 2014, si siano attivati per verificare che i propri atleti non fossero nella condizione di aver disatteso a questo obbligo di inviare la reperibilità e quali provvedimenti abbiano messo in atto nei confronti degli atleti che avessero eventualmente disatteso a questo obbligo”.
Infine, “se gli atleti appartenenti ai gruppi sportivi che risultano convocati per chiarimenti dalla Procura antidoping, abbiano concordato una linea difensiva comune assumendo un unico studio legale a difesa e se tale percorso sia stato condiviso e concordato dai comandanti e responsabili dei gruppi sportivi”.
“Occorre fare chiarezza in un settore sportivo che tocca direttamente le forse armate della nazione, cioè i primi tutori della legalità che devono essere di esempio per tutti gli atleti professionisti e amatoriali”, conclude il parlamentare Pd.
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Roma, 4 giugno 2015