Ok, al Def. Con alcune raccomandazioni
Uno dei provvedimenti più importanti che abbiamo approvato questa settimana è il Documento di Economia e Finanza 2015. Il Def costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, che traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall’Italia per il rispetto del Patto di stabilità e Crescita europeo.
Il Def espone per il periodo 2015-2019 le modalità e la tempistica attraverso le quali l’Italia intende proseguire nel risanamento dei conti pubblici, perseguire gli obiettivi di crescita e attuare le politiche programmate nel documento, anche sulla base degli indirizzi formulati dall’Unione europea. Anche in Commissione Agricoltura abbiamo espresso un parere e io ho fatto da relatore. Quello che abbiamo chiesto è di continuare a sostenere le imprese agricole condotte dai giovani, ma anche assicurare la corretta informazione al consumatore, attraverso chiare informazioni in etichetta. Servono, inoltre, politiche di sostegno alle imprese agroalimentari e una salvaguardia della biodiversità delle specie e razze di interesse zootecnico anche a rischio di estinzione. Sostenibilità ambientale, investimenti nell’innovazione e nella ricerca, sviluppo della banda larga nei territori agricoli, riduzione dell’impermeabilizzazione del suolo agricolo, difesa fitosanitaria delle nostre produzioni sono gli altri passaggi.
Infine, abbiamo espresso un’osservazione, ovvero di valutare la possibilità di ampliare il sistema di esenzioni dall’Imu agricola, in particolare ai terreni siti nelle aree svantaggiate, tenendo conto delle condizioni geografiche e socioeconomiche dei territori al fine di garantire una maggiore equità nell’applicazione del tributo, dando priorità ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali, iscritti alla previdenza agricola.
Divorzio (breve) all’italiana
Alla Camera abbiamo approvato in via definitiva, quasi all’unanimità (solo 28 voti contrari) il provvedimento sul cosiddetto “divorzio breve”, che interviene sulla disciplina dello scioglimento del matrimonio con la finalità di ridurre i tempi necessari a ottenere il divorzio.
Una legge frutto di una mediazione non sempre semplice tra le forze politiche che recepisce le osservazioni di magistrati, esperti e associazioni, con la finalità di rendere più snelle le procedure legali e ridurre i contenziosi. Ecco, dunque, le novità: viene ridotto da tre anni a un anno di durata minima il periodo di separazione ininterrotta dei coniugi per la legittimazione alla domanda di divorzio. Il termine decorrerà dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale. Ai fini della riduzione del termine non si tiene conto della presenza o meno di figli minori. È, inoltre, ulteriormente ridotto nelle separazioni consensuali a sei mesi la durata del periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che permette la proposizione della domanda di divorzio e viene riferito il termine più breve anche alle separazioni che, inizialmente contenziose, si trasformano in consensuali.
Inoltre, la comunione dei beni viene meno già nel momento in cui il giudice autorizza la coppia a vivere separata. La nuova disciplina si applica anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del provvedimento.
Tra accordi ed emendamenti
Anche questa settimana abbiamo proceduto con l’approvazione di disegni di legge di ratifica, come quello sul Trattato tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica popolare cinese, in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, o l’Accordo di collaborazione strategica tra l’Italia e il Governo del Montenegro. Abbiamo inoltre approvato ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l’8 luglio 2005, e le norme di adeguamento dell’ordinamento interno. Come potete leggere fermi da quasi 10 anni.
Ca’ Granda, quelle operazioni da chiarire
Nei giorni scorsi ho presentato due interrogazioni, una delle quali riguarda la Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. La vicenda è lunga e complessa, ma in sintesi riguarda le operazioni di smembramento delle proprietà di un ingentissimo patrimonio immobiliare disponibile, sia urbano che rurale, accumulato in secoli di storia.
Dal mio punto di vista, queste complesse operazioni di carattere finanziario immobiliare e societario immobiliare non sembrano rispettare quanto previsto nell’accordo di programma sottoscritto nel 2000 fra Ministero della Salute, Regione Lombardia, Comune di Milano, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento e Ospedale Maggiore di Milano (ora, appunto, Fondazione Irccs), rivisto nel 2004, finalizzato a definire le condizioni necessarie per la realizzazione di una grande ristrutturazione del complesso ospedaliero che fa capo alla Fondazione, stabilendo, in particolare, la soluzione di un mutuo per il finanziamento della ristrutturazione ospedaliera.
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze chiedo, dunque, se, nell’esercizio del potere di vigilanza spettante al suo Dicastero, queste operazioni rientrino nel rispetto della legge e nella garanzia del patrimonio dell’ente vista la complessità e la gravità delle operazioni stesse e ai valori economici in gioco. Inoltre, se è stata effettuata una verifica e vigilanza di tutte le principali vicende che hanno riguardato la Fondazione Irccs, a far tempo dalla sua nascita nel 2005 e principalmente i rapporti con la Fondazione Fiera di Milano; le vicende inerenti il patrimonio immobiliare disponibile urbano e rurale; i rapporti con Fondazione Cariplo/Banca Intesa San Paolo; le consulenze e la pareristica acquisita in relazione alle operazioni; le società e gli enti che fanno riferimento, anche non maggioritariamente, alla Fondazione; le risorse a bilancio per investimenti utilizzate per coprire sbilanci di parte corrente anche in relazione a possibili violazioni di legge e di atti/accordi amministrativi e alla sussistenza di possibili lesioni del preminente interesse pubblico generale.
Compensazioni illegittime
La seconda interrogazione che ho presentato è molto “tecnica” e per addetti ai lavori. Riguarda il fatto che in questi anni il Ministero delle Politiche agricole e forestali, attraverso Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura), ha trattenuto i contributi della Politica agricola comunitaria (Pac) alle aziende agricole che avevano ancora contenziosi in atto con lo Stato italiano per il pagamento delle multe per il superamento delle quote latte. Soldi andati a copertura delle multe che le aziende dovrebbero pagare allo Stato.
Ma il Tar del Piemonte, ancora nel 2012, ha sentenziato che ritiene illegittime le comunicazioni Agea che prevedono la compensazione e il presupposto provvedimento d’intesa tra il Ministero delle Politiche agricole e le Regioni, laddove dispone il recupero del prelievo supplementare nel settore lattiero-caseario mediante compensazione con gli aiuti comunitari.
Dunque, chiedo in quale capitolo del bilancio dello Stato sono allocati questi soldi, quale Ministero ne è competente e di quale somma ammontano le trattenute dei contributi Pac. Ma anche se questo Ministero ritenga corretto continuare a trattenere contributi comunitari dichiarati impignorabili.
Paolo Cova