Meno manette, più garanzie
Giornalisticamente è stato definito uno stop alle manette facili per chi è in attesa di giudizio. E in effetti la proposta di legge parlamentare che alla Camera abbiamo approvato, in terza lettura e a larga maggioranza (303 favorevoli, 21 contrari e 72 astenuti), apporta “Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali” e alla legge che regola le visite a persone affette da handicap in situazione di gravità. Il testo ora torna al Senato.L’obiettivo del provvedimento è restituire natura di extrema ratio alla carcerazione preventiva, rendendo più stringenti i presupposti e le motivazioni e ampliando le misure alternative. Quindi, la custodia cautelare in carcere potrà essere disposta soltanto quando siano inadeguate le altre misure coercitive o interdittive o il pericolo di fuga o di reiterazione del reato saranno non solo concreti, ma anche attuali.Per privare della libertà una persona, il giudice dovrà accertare altri presupporti, come i precedenti, i comportamenti, la personalità dell’imputato. E la sua motivazione dovrà essere articolata al punto da giustificare perché disattende gli argomenti della difesa. Aumentano, inoltre, da 2 a 12 mesi i termini di durata delle misure interdittive, come la sospensione dell’esercizio della potestà genitoriale, di pubblico ufficio o servizio, il divieto di esercitare attività professionali o imprenditoriali. Tuttavia, queste misure non valgono per i delitti di mafia e associazione terroristica, per i quali resta la presunzione assoluta di idoneità alla misura carceraria. Per gli altri delitti gravi (omicidio, violenza sessuale, sequestro di persona per estorsione) varrà una presunzione relativa: niente carcere se si dimostra che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure.
Per l’attenzione che ho sempre avuto sul tema della carcerazione, considero questo provvedimento un passo avanti, perché le modifiche sono dirette, nel loro complesso, a ridurre il sovraffollamento carcerario e a dare diversa dignità a chi è costretto. Accenno anche al fatto che la proposta disciplina il diritto di visita del genitore detenuto al figlio portatore di handicap grave.
Tra una mozione e un canone
In settimana abbiamo approvato una serie di mozioni che si sono occupate di argomenti disparati, ma anche molto attuali e alcuni urgenti. Una serie di queste chiedevano iniziative volte alla separazione societaria della infrastruttura della rete di telecomunicazione e alla definizione del relativo modello di governance. In sostanza, il tema è sempre quello della rete Internet ad alta velocità e a banda larga. Il Paese non è al passo con i tempi, su questo aspetto. Bisogna cominciare a lavorarci seriamente, partendo, appunto dagli assetti aziendali, per accelerare lo scorporo della rete fissa telefonica dai servizi, fondamentale per garantire la libera concorrenza del mercato e la tutela dei consumatori con migliori prezzi e servizi, dicono le mozioni. Abbiamo votato anche dei testi che prevedono iniziative per l’impiego di parte del risparmio previdenziale per interventi a sostegno dell’economia. Il presupposto è che l’indirizzo politico adottato dal Governo è quello di utilizzare il risparmio previdenziale per operazioni di finanziamento dell’economia reale, ma le mozioni sono state un motivo per parlare delle casse professionali, del loro futuro, della previdenza integrativa, dei fondi pensione, di come riallineare la previdenza italiana a quella europea. Ancora due argomenti importanti, come le iniziative in materia di diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, con particolare riferimento alla revisione del Regolamento dell’Unione europea noto come “Dublino III”: nei fatti, la sua applicazione è di difficile gestione e il principio generale che stabilisce, secondo cui i Paesi responsabili dell’esame di una domanda di protezione internazionale, “anche di coloro che hanno varcato illegalmente le frontiere di uno Stato membro”, sono quelli di prima accoglienza, presenta notevoli criticità a causa del numero sempre crescente di migranti. E ancora una serie di mozioni caldeggiano interventi a favore del Mezzogiorno. Infine, le mozioni sul canone Rai. È evidentemente considerato da tutti una tassa quanto meno antiquata, da rivedere. I documenti che abbiamo approvato in Aula chiedono non solo che venga rivista o, addirittura ricalcolata, ma anche più certezza e meno complicazioni per coloro che intendono disdire l’abbonamento televisivo o esserne esentati in maniera facile, veloce e certa.
Un codice contro la corruzione
Mai come in questi giorni si sentiva l’esigenza della proposta fatta da un collega di adottare un Codice di condotta dei parlamentari, sul modello di quanto fatto da tempo da altri Paesi. Lo strumento, raccomandato dal Consiglio d’Europa, intende aiutare i parlamentari a uniformare i propri comportamenti pubblici a criteri di trasparenza e correttezza. Il principio è che per combattere corruzione e abusi sono essenziali buone leggi e buoni controlli, ma anche buoni costumi. Il proponente vuole spezzare il meccanismo che ha trascinato il nostro Paese, anche nel 2014, al 69esimo posto nella graduatoria mondiale dell’indice di corruzione del Paese, che danneggia i cittadini, le istituzioni, le imprese, i giovani.
Cosa dovrebbe contenere un codice che va in questo senso? Norme finalizzate a garantire che i comportamenti dei deputati risultino informati a principi di onestà, integrità, trasparenza, responsabilità, diligenza ed esemplarità a tutela del buon nome del Parlamento italiano e delle istituzioni repubblicane, a criteri di serietà e di rispetto dell’altro e, nella gestione e nell’utilizzo di risorse pubbliche, di sobrietà, di trasparenza ed efficienza. Ma anche procedure finalizzate a prevenire e rimuovere situazioni di conflitto di interessi. E sanzioni, pure pecuniarie, nel caso di infrazione a queste basilari regole.
Più chiarezza nell’accoglienza
L’interrogazione cui ho aderito proprio in queste ultime ore, va un po’ nel senso del codice di cui ho appena scritto. Parte, infatti, dalle vicende che hanno coinvolto un numero fin troppo rilevante di noti dirigenti e responsabili di incarichi istituzionali nell’amministrazione comunale di Roma. Ma al di là di quanto accaduto e dei necessari e doverosi accertamenti da parte della Magistratura, l’interrogazione pone l’accento soprattutto su un aspetto: uno dei filoni principali dell’indagine ha riguardato le attività criminali connesse alla gestione dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo, e più in generale alle attività connesse alla gestione dei flussi migratori. L’interrogazione chiede, perciò, di conoscere quali siano i criteri di assegnazione degli appalti riguardanti la gestione dei Cie, dei Cara e dei Cda e se e quali verifiche amministrative vengano compiute sui soggetti vincitori degli appalti e sull’utilizzo dei fondi, una volta assegnati. Inoltre, quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro dell’Interno, per quanto di sua competenza, al fine di garantire la massima pubblicità e trasparenza dell’azione amministrativa e dell’operato delle stazioni appaltanti.
Incontro sulla Scuola
E’ terminato il periodo si confronto sulla scuola proposto dal Governo, ma il dibattito continua e la necessità di comprendere e confrontarsi non ha fine. Per questo partecipo ad un incontro a Parabiago Sabato 13 dicembre dalle ore 15,30 presso il Circolo PD in Via Santi Gervaso e Protaso.
Se vuoi vedere il volantino clicca qui.
Paolo Cova