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Mare nostrum, ripensiamoci

Come avevo già scritto, nei giorni scorsi il Ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva annunciato alla Camera che l’operazione Mare Nostrum sarebbe stata progressivamente sostituita da Triton. Da quel momento si sono levate numerose voci per chiedere al Governo italiano un ripensamento che porti a mantenere in essere Mare Nostrum. L’operazione Triton avrà infatti finalità e modalità assai diverse da quelle di Mare Nostrum e soprattutto non appare in grado di garantire il soccorso in mare dei migranti che attraversano il Mediterraneo, vale a dire la ragione fondante e determinante che aveva condotto il nostro Governo a intervenire dopo la tragedia di Lampedusa. Ho deciso perciò di sottoscrivere la lettera aperta, che vi riporto di seguito integralmente, con cui si chiede al Presidente del Consiglio Matteo Renzi di valutare l’opportunità di mantenere Mare Nostrum e adoperarsi nelle sedi europee affinché si arrivi quanto prima a un sistema comune di accoglienza per i rifugiati.

“In data 16 ottobre il Ministro dell’Interno on. Angelino Alfano ha riferito alla Camera dei Deputati che l’operazione Mare Nostrum verrà di fatto sospesa il 1° novembre, in quanto progressivamente sostituita dall’operazione europea Triton, alla quale il nostro Paese parteciperà con un aereo, un pattugliatore d’altura e due pattugliatori costieri; i mezzi partecipanti all’operazione Triton si attesteranno a circa 30 miglia dalle coste italiane, ben lontano pertanto dall’attuale dislocazione dei mezzi del dispositivo Mare Nostrum; se è vero che il costo complessivo dell’operazione Mare Nostrum ammonta a circa 9 milioni di euro al mese, non appare chiaro quale sia il costo di utilizzo ordinario dei mezzi attualmente impiegati nella suddetta operazione; l’interruzione dell’operazione Mare Nostrum comporterà di fatto una fortissima limitazione delle capacità di soccorso in mare dei migranti che cercano di raggiungere le coste dell’Unione Europea, fermo restando che il numero delle persone che decidono di imbarcarsi si manterrà verosimilmente molto elevato a causa dei conflitti e delle violenze in Africa e in Medio Oriente; secondo quanto affermato dal direttore dell’agenzia europea Frontex, Gil Arias Fernandez, “la decisione di interrompere Mare Nostrum spetta solo alle autorità italiane e Triton comincerà indipendentemente da Mare Nostrum”.

Tutto ciò premesso, gli scriventi chiedono al Governo italiano di: valutare l’opportunità di confermare l’operatività di Mare Nostrum, affiancando tale dispositivo all’operazione europea Triton; operare con il massimo impegno, avvalendosi anche del semestre di Presidenza italiana dell’Unione, affinché l’Ue proceda ad un’immediata riforma del Regolamento n. 604/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 (cosiddetto Regolamento Dublino III), per arrivare ad un mutuo riconoscimento della protezione internazionale tra gli Stati membri, in modo da addivenire ad un sistema comune europeo di accoglienza, fondato sulla solidarietà tra gli Stati membri ai fini di ripartire il flusso dei rifugiati secondo quote ancorate ad indicatori demografici ed economici certi e condivisi”.

 

L’Italia riparte

Il disegno di legge di conversione del decreto legge conosciuto come Sblocca Italia è stato approvato alla Camera con i nostri 278 voti favorevoli, 161 contrari e 7 astenuti, e ora passa al Senato. Con questo decreto, il Governo ha inteso varare una serie di norme volte a rimettere in moto il settore produttivo del Paese, a sostenere la filiera imprenditoriale, a rilanciare la competitività e a sostenere la crescita. E in questo il Made in Italy, di cui tanto vi parlo a proposito dell’agroalimentare, rimane il punto nodale delle azioni del Governo per favorire le esportazioni e attrarre investimenti nel nostro Paese, creando prodotto interno e occupazione. Un po’ più nel dettaglio, il provvedimento contiene una serie di disposizioni riguardanti le infrastrutture, l’edilizia, l’ambiente, l’energia, oltre a misure destinate alle imprese e agli enti territoriali. Si tratta di norme finalizzate innanzitutto, anche attraverso l’introduzione di misure di semplificazione burocratica, al rilancio dell’economia, per uscire dalla crisi attraverso interventi di stimolo accompagnati da riforme strutturali. Una prima parte del provvedimento riguarda le misure in materia di infrastrutture, per la riapertura dei cantieri e la realizzazione delle opere pubbliche. Prevede un rifinanziamento di 3.851 milioni di euro del Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti volto a consentire nell’anno 2014 la continuità dei cantieri in corso o il perfezionamento degli atti contrattuali finalizzati all’avvio dei lavori. Altro punto importante, il decreto interveniva già nel testo base presentato alle Camere dal Governo con un articolo sulla mitigazione del dissesto idrogeologico: dopo i fatti tragici dell’alluvione di Genova è stato aggiunto lo stanziamento di 50 milioni di euro per il Fondo emergenze nazionali. Notevoli gli interventi in materia di edilizia, con misure volte a sostenere il settore delle locazioni.

Bonus non solo bebè

Dopo lo Sblocca Italia, tocca alla legge di Stabilità, ovvero la manovra finanziaria. E su questo provvedimento, che ha appena iniziato il suo iter alla Camera, ho una proposta importante. Chiedo, infatti, di ridurre la soglia dei 90mila euro di reddito per il bonus bebè e destinare i risparmi per le disabilità gravi e la non autosufficienza. Ritengo che gli interventi e il sostegno alle famiglie sono sempre un’ottima iniziativa per consentire di dare futuro anche al nostro Paese, ma che forse sia più opportuno rimodulare il contributo ‘bebè’ su un reddito più basso degli attuali 90mila euro previsti e ripensarlo tenendo presente anche le famiglie monoreddito.

Quindi, ricalcolare al ribasso il reddito ci consentirebbe di accantonare dei fondi da destinare alle famiglie che vivono esperienze di disabilità gravi e di non autosufficienza, riequilibrando gli aiuti verso chi oggi si trova in situazione di difficoltà.

Ast, una vertenza difficile

Il Ministro dell’Interno Angelino Alfano ha riferito, alla Camera, dei fatti avvenuti qualche giorno fa a Roma spiegando come si è arrivati allo scontro fisico tra operai delle acciaierie Ast di Terni e polizia. In pratica, secondo il Ministro, il corteo ha deciso di deviare rispetto al percorso concordato con le autorità e questo ha comportato gli incidenti che sappiamo, con feriti, seppure lievi, sia da parte dei dipendenti che protestavano che delle forze dell’ordine intervenute. Ma l’informazione che ritengo più importante è arrivata dal Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi che è stata da noi, in Aula, a riferire sugli incontri per la vertenza Ast. Ha detto che gli obiettivi da conseguire sono il cambiamento del piano industriale e in particolare gli interventi sull’occupazione e il mantenimento dei due forni. Ma ha anche aggiunto che il Governo ha chiesto di ridurre al massimo a 290 gli esuberi da gestire in 24 mesi, utilizzando la mobilità incentivata.

Altri paletti posti dal Governo riguardano l’impatto economico sul lavoro, la periodicità dei turni di lavoro e il massimo risparmio dei costi dell’energia. D’altra parte l’azienda avrebbe confermato un piano di investimenti da 100 milioni di euro in 4 anni, aggiungendo 10 milioni di euro di investimenti in ricerca e sviluppo. Infine, Guidi ha convocato per giovedì prossimo nuovamente azienda e sindacati per il tavolo di crisi.

 

Stop ai cinghiali

In settimana abbiamo approvato in Commissione Agricoltura una risoluzione che mira a contenere i danni provocati dai cinghiali. Secondo le stime delle associazioni di categoria, infatti, la percentuale di danneggiamento da parte dei cinghiali ha superato la soglia di tolleranza fissata al 4-5 per cento di perdita di prodotto, e ha generato allarme sociale. Questo fenomeno è ormai aumentato a dismisura perché c’è stata una proliferazione incontrollata della specie, a causa dell’irrazionale introduzione a scopo venatorio di esemplari provenienti dal centro Europa, che hanno pressoché soppiantato o contaminato incrociandosi, le specie autoctone.

Al Governo si chiede l’impegno a intraprendere urgentemente, secondo il principio che la tutela ambientale debba comunque conciliarsi con l’esercizio dell’attività d’impresa, tutte le iniziative tecniche, organizzative e normative, sia in sede nazionale che in sede comunitaria, per contrastare e prevenire con efficacia il problema dei danni alle colture causati dalla fauna selvatica e in particolare dai cinghiali prevedendo una maggiore sinergia con gli enti locali, ma anche applicando tutte le azioni di prevenzione che si conoscono.

 

Due volte buona scuola

“La buona scuola che vorremmo” è il titolo di due iniziative a cui parteciperò la prossima settimana: una si terrà venerdì 7 novembre 2014, alle 20.30, al Circolo Mondini di via Freikofel, a Milano, dove coordinerà l’incontro Federico Rappelli, segretario del Circolo Pd di Rogoredo; l’altro, sarà sempre venerdì 7 novembre , alle 18.00, al Circolo Calvairate, di via Tito Livio 27, sempre a Milano.

 

 

 

Paolo Cova