Roma o Leopolda
Sabato ero alla Fiera del Bovino da latte a Cremona, così rispondo, ai tanti che mi chiedevano dove sarei andato e cosa avrei fatto questo fine settimana.Ho scelto di essere nel posto che mi competeva di più come deputato e membro della commissione agricoltura.Certamente non mi chiamo fuori dallo spiegare perchè non ero né a Roma alla manifestazione indetta dalla CGIL né alla Leopolda.
Gli incontri, come quelli di Firenze, sono tantissimi e vengono organizzati da politici, da associazioni, fondazioni riferite al PD. Ognuno ha una sua caratteristica e un suo taglio particolare. Aperti a platee diverse e a volte simili, hanno un unico grande obiettivo: diventare occasioni per fare elaborazione politica e accrescere il senso di appartenenza di militanti, simpatizzanti e politici stessi. Non sono mai andato alla Leopolda come non sono mai mandato a Cortona o altri luoghi di incontro. Ritengo si debba vigilare su due aspetti: in primo luogo le proposte fatte, le osservazioni evidenziate servono a poco se non diventano patrimonio di tutto il partito. In seconda battuta vorrei fosse più facile capire chi finanzia tutte queste associazioni, fondazioni e altro. L’esigenza di trasparenza non è solo una peculiarità del nostro tempo, da sempre sarebbe stato utile dichiarare chi fossero i finanziatori o sponsor di tali fondazioni o associazioni, e chi ora reclama si deve domandare come si comportava negli anni scorsi e forse anche ora. Con una maggiore trasparenza forse tanti problemi non ci sarebbero stati.
La manifestazione di Roma, invece, è una iniziativa di una organizzazione sindacale che svolge compiti e funzioni molto diverse da chi fa politica. Il sindacato svolge la funzione di tutelare e fare richieste in nome dei suoi iscritti, il compito della politica è pensare e agire per il bene di tutti mediando tra i corpi intermedi del nostro paese.
La politica:
– deve tenere presenti i giovani che chiedono la riduzione delle molteplicità dei contratti a tempo determinato e rendere favorevole quello a tempo indeterminato (art.1 comma 7 a-b).
– considerare le persone di mezza età che perdono il lavoro e con una famiglia a carico chiedono la riorganizzazione delle politiche attive che, per inciso, costano 77.000€/anno per lavoratore, ma che solo in minima parte arrivano a chi perde il posto di lavoro (art.1 comma 3 e 4). Rispondere a tutte le persone che non hanno tutela in caso di perdita di lavoro e che chiedono l’universalizzazione delle protezioni sociali anche ai lavoratori a tempo determinato (art.1 comma 2 b).
– farsi carico delle lavoratrici che attualmente non hanno tutele in caso di maternità o di licenziamento in bianco oppure del tax credit per incentivare il lavoro femminile (art.1 comma 9).
– ricordarsi che i diritti dei lavoratori vanno sempre tutelati quando ci sono discriminazioni, ma può essere che sia solo l’art18 a fare questo?
Rispetto chi ha manifestato per le sue opinioni, ma mi aspetto che la “piazza di Roma” offra anche alla politica una via nuova per garantire tutti i 22 milioni di lavoratori italiani.
Tutela archeologica, ok dopo vent’anni
Questa settimana alla Camera abbiamo votato una serie di ratifiche di accordi che da tempo aspettavano di diventare esecutive. La più significativa è quella della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico, se non altro perché era stata scritta alla Valletta il 16 gennaio 1992, cioè quasi 23 anni fa. Si tratta di un documento che, nel frattempo, in molti Paesi europei ha già portato a importanti progressi nella tutela del patrimonio archeologico. L’Italia si è posta così in notevole ritardo rispetto agli altri Paesi nel dotarsi di una legislazione aggiornata in materia di ricerca, tutela e valorizzazione dei beni archeologici. Altrove, sono già nate importanti opportunità di lavoro e di crescita professionale per gli archeologi e si spera che altrettanto accada adesso da noi. Nel testo della Convenzione viene dato grande rilievo alla conservazione e al la valorizzazione del patrimonio esistente, ma anche alle modalità di tutela a fronte delle necessità urbanistiche moderne determinate dall’aumento della popolazione e dai nuovi standard di vita. Inoltre, una parte della Convenzione è dedicata alle modalità e alle operazioni di finanziamento delle attività connesse alla conservazione e allo studio del patrimonio archeologico e alla sua visibilità da parte del pubblico.
Abbiamo poi votato la ratifica e l’esecuzione del Protocollo aggiuntivo all’Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l’Istituto universitario europeo; l’Accordo di cooperazione fra il Governo italiano e quello della Repubblica di Estonia sulla lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo e il traffico illecito di droga; il Protocollo di modifica della Convenzione relativa ai trasporti internazionali ferroviari (Cotif) del 9 maggio 1980, fatto a Vilnius il 3 giugno 1999, anche questo abbastanza datato; infine, l’Accordo di cooperazione in materia di navigazione satellitare tra l’Unione europea e i suoi Stati membri e il Regno di Norvegia.
Europa di valori, non di burocrazie
Il Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi è stato alla Camera per le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre. Al termine abbiamo votato una risoluzione di maggioranza con 279 favorevoli e 140 contrari.In pratica, Renzi ha anticipato quello che l’Italia sarebbe andata a dire nei palazzi europei nei giorni successivi. Il primo pensiero del premier è stato per l’energia e il clima: è difficile cambiare anche per gli altri Paesi, ha detto, visto che si affidano ancora al carbone, ma non abbiamo alternative, perché la scommessa è di investire su delle scelte ambientali che portino occasioni di lavoro e sulla riduzione della dipendenza dalle fonti tradizionali. In materia di rinnovabili l’Italia ha dato l’assenso a che si innalzi la quota al 27%.
E per quanto riguarda i 300 miliardi di investimenti, che sono un grande elemento di novità, la definizione e la declinazione di questi denari per il momento rimarrà sospesa, finché il neo presidente Juncker non assumerà l’incarico, ma vanno considerati come addizionali. Anche perché, per Renzi, il passo in avanti compiuto in Ue è indubitabile, ma dovrà concretizzarsi nelle scelte della nuova commissione.Il presidente ha insistito, poi, sull’importanza delle riforme, ma, ha aggiunto, l’Italia ha bisogno di uno scatto in più, ovvero la consapevolezza di ciò che siamo e rappresentiamo.
E sull’Europa è stato chiaro: o sarà una comunità o non sarà, “perché se deve diventare una somma di burocrazie, ne abbiamo a sufficienza a casa nostra per innamorarci di altri approcci burocratici”. Per il premier l’Europa deve cambiare perché finché sarà percepita come matrigna genererà sospetti e paure; la speranza, invece, è che il giro di poltrone porterà anche nuove politiche, facendo andare i Paesi membri verso un’Europa dei valori e non delle burocrazie.
L’agroalimentare va garantito
In Commissione Agricoltura abbiamo approvato una risoluzione che intende andare a incidere sul settore durante il semestre europeo. Al centro del documento la tutela del Made in Italy, la valorizzazione del nostro agroalimentare e, di conseguenza, dell’appuntamento con Expo, che proprio di questo tratterà. Tra gli altri temi toccati dalla risoluzione gli Ogm, il biologico, l’embargo russo, le sementi, i nitrati.
Ma cosa chiede, in definitiva, il documento approvato? I punti sono molti; sottolineo quelli che ritengo più importanti. Innanzitutto, impegna il Governo ad assumere iniziative per ultimare la fase d’implementazione della politica agricola comune riformata nel 2013, attivandosi in sede di Consiglio dei Ministri Ue affinché si definisca entro la fine del semestre europeo una posizione comune rispetto alla proposta di regolamento relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.
Quindi, a definire norme puntuali e incisive in materia di origine dei prodotti e ad assumere iniziative per portare a conclusione la questione degli organismi geneticamente modificati. Al Governo, si chiede anche di avviare concretamente una strategia programmatica per il settore lattiero-caseario, che da un lato possa traghettarlo nei prossimi mesi dopo la cessazione del regime delle quote produttive, dall’altro definisca misure non più rinviabili necessarie a gestire la volatilità del mercato e i rischi connessi.
In aggiunta chiediamo anche l’impegno a essere protagonista, durante il semestre europeo, nell’ambito delle attività negoziali del Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti, una sorta di zona di libero scambio commerciale in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. Poiché è una deregolamentazione che abolirà i dazi doganali diminuendo anche il controllo dei singoli Stati, c’è il forte rischio di una riduzione delle garanzie e una mancanza di tutela dei diritti dei consumatori.
Ecco, la risoluzione impegna proprio ad assicurare standard agricoli e alimentari europei, proteggendo i consumatori e garantendo parità di condizioni per gli agricoltori, eliminando al tempo stesso molte delle barriere esistenti.
Proteggiamo l’olio toscano
Ho sottoscritto un’interrogazione sulla crisi dell’olio d’oliva toscano. L’intero settore olivicolo della Toscana è stato gravemente colpito, nel corso del 2014, da gravi problemi che hanno causato una perdita complessiva di prodotto stimata, dalle associazioni di categoria e dagli operatori del settore, non inferiore al 50 per cento rispetto alla produzione dello scorso anno, una cifra che potrebbe raggiungere, in alcune zone, anche il 70 per cento.
Le cause sono da attribuirsi sia ad attacchi ripetuti e aggressivi della mosca olearia, sia alla frequenza di fenomeni atmosferici avversi come la siccità e le alluvioni di particolare violenza. E non da ultimo alle contraffazioni alimentari.
Al Ministro dell’Agricoltura l’interrogazione chiede quali provvedimenti urgenti intenda assumere per contrastare la gravissima crisi; se non ritenga necessario individuare ulteriori strumenti normativi e finanziari per prevenire, nei prossimi anni, una così radicale perdita del prodotto; se non intenda mettere in campo interventi urgenti e straordinari per prevenire e contrastare con maggiore tempestività ed efficacia il fenomeno della contraffazione alimentare dell’olio d’oliva certificato.
Buona scuola al Carminelli
Si parlerà ancora di “ La Buona Scuola”, sabato 1 novembre 2014, dalle ore 17.00, al Circolo G. Carminelli di via Archimede, a Milano. Con me a trattare un argomento di cui non mi stancherò mai di parlare, ci saranno Marco Campione e Gabriele Villa, segretario del circolo.