L’agricoltura che aiuta
Per la Camera l’agricoltura sociale è già una realtà. Abbiamo, infatti, approvato il testo che definisce questo genere di attività come quella svolta dall’imprenditore agricolo per l’inserimento sociolavorativo di soggetti svantaggiati, disabili e minori in età lavorativa attivi in progetti di riabilitazione sociale, e contempla anche l’integrazione dei servizi sociali delle comunità locali, come gli agri-asili o l’accoglienza di persone in difficoltà, le prestazioni di servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali, la coltivazione e le iniziative di educazione ambientale e alimentare.
L’importanza del provvedimento, grazie al quale, dunque, l’agricoltura diventa anche un veicolo per il reinserimento di persone svantaggiate, sta nel fatto che permette sostegni finanziari a chi fa o farà agricoltura sociale. Questo può avvenire attraverso i Piani di sviluppo rurale, in fase di definizione, ma anche attraverso il fondo sociale che vuole sostenere il welfare.
La legge prevede, poi, che l’imprenditore possa svolgere attività anche in associazione con cooperative e imprese sociali, con associazioni di promozione sociale e di volontariato e con la stretta collaborazione dei servizi sociosanitari territoriali. Inoltre, mette ordine tra le normative regionali che, pur con le migliori intenzioni, rischiavano di essere difformi tra di loro e, comunque, non del tutto omogenee. Ora dovrebbero cercare di armonizzarsi con il testo nazionale, adeguandosi laddove non ci sia corrispondenza legislativa.
Adesso la parola passa al Senato, ma si prevede che entro l’autunno la nuova, importante iniziativa diventi a tutti gli effetti operativa, dopo anni di attesa da parte di chi lavora nel settore.
Ottanta per sempre
La notizia che ha fatto piacere a molti italiani l’ha data, questa settimana, il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, intervenendo in Parlamento per informare sugli esiti dell’Ecofin, il Consiglio dell’Economia e della Finanza dell’Unione europea, e parlando del cronoprogramma di Governo presentato in sede Ue. La buona nuova è che il taglio del cuneo fiscale sarà permanente con la legge di Stabilità. In altre parole, il bonus di 80 euro in busta paga rimarrà una certezza, ma Padoan non ha nascosto altre, rilevanti preoccupazioni.
Intanto, ha fatto sapere che è in corso un “ulteriore rafforzamento” dell’operazione di rimborso dei debiti della pubblica amministrazione. La strategia del Governo – ci ha detto esattamente – è convergente con le raccomandazioni della Commissione europea, che coniuga azione strutturale con il sostegno alle famiglie, per esempio attraverso il bonus fiscale, e alle imprese, con misure diverse, tra cui il rimborso dei debiti della Pubblica amministrazione, attualmente in corso di ulteriore rafforzamento, appunto.
Secondo il Ministro, poi, il debito pubblico è in linea con i parametri europei: il Def (il Documento di economia e finanza) a settembre lo confermerà. Ma ha anche aggiunto che per la crescita non esistono scorciatoie e l’Italia in Europa e il Governo per il Paese indicano 3 pilastri: più apertura di mercato, riforme strutturali, più investimenti per la crescita.
Altra priorità del semestre italiano, è la lotta alla disoccupazione che resta alta, soprattutto tra i giovani. Problema non solo nostrano, ha ricordato il Ministro, ma, purtroppo, europeo. Ecco perché passa in cima all’agenda. E la ricetta è presto detta: la riforma del mercato del lavoro mira ad attuare una razionalizzazione dei meccanismi di assunzione delle forme contrattuali, nonché a rinnovare e rendere più efficiente il sistema degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive. Per Padoan gli interventi di semplificazione dei contratti a termine sono il primo passo per arrivare, a regime, al contratto unico con forme di tutela progressiva e un sistema di welfare più efficace e selettivo.
Quei figli d’oltreconfine
Lo sapevate che l’Italia è, nel mondo, al secondo posto, dopo gli Stati Uniti, per il numero di adozioni? Per chi fosse interessato, vi è noto che con il Governo Renzi è stata creata una struttura ad hoc chiamata Commissione per le adozioni internazionali che ha funzioni di controllo e di garanzia sull’intera procedura? Bene: tutto questo è contenuto in una mozione, prima firmataria una deputata lombarda, che è stata approvata alla Camera.
Ecco, dunque, cosa si chiede al Governo, in un Paese dove la generosità verso gli altri spesso non si esprime con gesti plateali, ma con sacrifici e lunghe attese che ricompensano chi le fa con la felicità espressa dagli occhi di un bambino.
Poiché una legge sulle adozioni internazionali esiste già, risale al 1998 ed è considerata una norma buona ed efficace, al Governo si chiede l’impegno di farla funzionare al meglio, snellendo le pratiche burocratiche, fissando tempi certi, rafforzando le relazioni bilaterali e rifinanziando il fondo per le adozioni.
In pratica, la Cai deve poter svolgere con più scioltezza i compiti ordinari e straordinari, rafforzare la sua capacità di cooperazione in tema di tutela dei diritti dei minori e, più in generale, garantire la possibilità di stipula di accordi con quei Paesi con i quali i rapporti sono più incerti, oltre a erogare le risorse dovute per il triennio 2011-2013.
Un supporto, insomma, che, secondo la mozione, è a maggior ragione necessario in quei tanti casi di adozioni bloccate o il cui iter è complicato da questioni socio-politiche interne ai Paesi di provenienza.
Come cambia la cooperazione allo sviluppo
Altra notizia “sociale” della settimana. Alla Camera abbiamo approvato il disegno di legge che riforma la disciplina legislativa sulla cooperazione allo sviluppo nel nostro Paese. Il provvedimento, già approvato dal Senato, rivede integralmente il precedente assetto istituzionale della cooperazione allo sviluppo e adegua la normativa italiana ai nuovi principi e orientamenti emersi nella comunità internazionale sulle grandi problematiche dell’aiuto allo sviluppo negli ultimi vent’anni. La riforma sancisce il principio secondo cui la cooperazione per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace sono “parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia”, modificando in questa prospettiva la denominazione stessa del Ministero degli Affari esteri, che aggiunge al suo nome “e della cooperazione internazionale”.
Il disegno di legge indica gli obiettivi della cooperazione nello sradicamento della povertà, nella riduzione delle disuguaglianze, nell’affermazione dei diritti umani e della dignità degli individui, compresa l’uguaglianza di genere e le pari opportunità, nella prevenzione dei conflitti e nel sostegno ai processi di pacificazione.
È prevista l’adozione di un Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, che avrà tra i compiti anche l’individuazione di politiche migratorie interne condivise, mentre, sul versante esterno, sancirà che gli aiuti non possono, neppure in forma indiretta, essere utilizzati per finalità militari.
Viene prevista, dunque, l’istituzione del Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo e del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo, composto dai principali soggetti pubblici e privati interessati, ma la principale innovazione sta nella nascita dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, che attuerà gli interventi sulla base delle direttive emanate dal Ministro e in attuazione degli indirizzi stabiliti dal Documento triennale di programmazione.
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