In questi giorni a Milano è riesplosa la questione rifugiati e cioè delle numerose persone che giungono nel nostro paese dopo lunghi viaggi, spesso dai luoghi più difficili dell’Africa.
E’ un argomento difficile e delicato, ancor più oggi in un momento di crisi per tutti. A noi però interessano poche ma fondamentali cose:
i diritti delle persone, di tutte le persone, quelli dei cittadini italiani e quelli delle persone che giungono nel nostro paese spinte dalla povertà, dalle guerre, dalle persecuzioni, dove una corretta ed equilibrata integrazione di diritti e doveri aumenti la coesione sociale e dove i problemi si risolvono allargando la protezione sociale;
una giusta ed equilibrata correlazione tra diritti e doveri di tutti, necessaria per realizzare la coesione sociale delle nostre comunità, fondamentale per aumentare i livelli di protezione sociale, per favorire l’accesso ai diritti fondamentali della casa e del lavoro e dei doveri che la nostra Costituzione ricorda all’art. 2 come “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” e all’art. 4 dove afferma che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
la responsabilità delle Istituzioni, esplicitata all’art. 3 della nostra Costituzione con le precise parole “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
il principio sperimentato lungamente nella storia, ed in particolare quella millenaria del nostro paese e dell’intero bacino del Mediterraneo, dove i popoli che si sono evoluti sono stati quelli capaci di integrarsi, di relazionarsi con gli altri, di scambiare merci, persone, culture, saperi, ma anche la storia che ha dimostrato che l’esclusione di molti dalle ricchezze di pochi, nei tempi lunghi ha provocato conflitti e lacerazioni.
Sembrano cose lontane, ma invece molto vicine ai fatti di questi giorni, sembrano cose irrealizzabili ed invece si può scoprire che nelle nostre comunità e istituzioni abbiamo già esperienze, risorse e leggi che ci aiutano. Proprio per questo i fatti di questi giorni sono ancor meno comprensibili e accettabili per una società civile e dalla lunga tradizione di accoglienza, operosità e responsabilità.
Vogliamo fare chiarezza e distinguerci da chi usa i numeri degli stranieri per produrre consenso e alimentare la paura e l’insicurezza della gente oppure chi usa le storie e giusti diritti degli immigrati per creare conflitto sociale propugnando diritti a tutti i costi senza doveri e senza le necessarie gradualità del possibile e dell’esigibile.
Ma veniamo ai fatti.
Nel 2007 il Governo Prodi, con i Ministri Amato (Interno) e Ferrero (Sociale) decide di investire risorse per una politica dell’immigrazione giusta e responsabile. Ne nascono progetti e destinazioni di risorse. In particolare sul tema dei rifugiati (intendendo per essi: richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria) il Governo fa accordi con le città dove di fatto molti di essi si concentrano dopo gli attraversamenti del Mediterraneo.
Questi accordi si aggiungono al già esistente SPRAR (Sistema di protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) realizzato a partire dal 2001 dal Governo con l’ANCI, l’associazione dei Comuni. A Milano questo programma garantisce già dal 2006 almeno 100 posti di accoglienza con le risorse del Governo e altri messi a disposizione già in precedenza dal Comune di Milano.
Con Milano il Ministero dell’Interno del Governo Prodi firma un accordo (cosiddetto Accordo Morcone) recepito dal Comune di Milano con la Delibera di Giunta del 30 novembre 2007 “Approvazione dell’Accordo, ai sensi dell’art. 15 della legge 241/1990, tra il Comune di Milano e il Ministero dell’Interno per la realizzazione di un Centro Polifunzionale da destinare a servizi ed attività di accoglienza a favore dei richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria. Approvazione degli interventi necessari a garantire l’utile uso degli immobili descritti nel documento preliminare alla progettazione ex DPR 554/99 e D.Lgs.163/206 relativo ai lavori di adeguamento e recupero delle strutture e aree destinate alle attività di accoglienza temporanea.”
L’accordo prevede la realizzazione di 400 posti di accoglienza per richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria, mettendo a disposizione risorse precise per la gestione (55€ procapite al giorno), per la ristrutturazione 4 milioni €, per la manutenzione 500.000€ annui.
La motivazione del Ministero è molto chiara: “incentivare la promozione dei diritti e delle libertà civili” e “l’utilità di impegnare risorse per promuovere anche nella Città di Milano una più adeguata risposta” e lo stesso Comune afferma che “le strutture attivate dal Comune sono comunque insufficienti a coprire la domanda di accoglienza in quanto la Città è interessata da un continuo afflusso di cittadini stranieri provenienti dalle Questure del sud Italia”.
Quindi un accordo importante, giusto e aggiuntivo a ciò che già esiste. Così Milano potrebbe mettere a disposizione un’accoglienza di 500 persone (richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria): 100 dello SPRAR e 400 del Morcone.
Di fatto oggi però ci sono due problemi:
i posti a disposizione per tutto il 2008 e ancora oggi sono circa 300 nei 4 centri per uomini e per quello per donne e bambini, presenti oggi a Milano e dedicati ai rifugiati;
mancano oggi programmi adeguati di passaggio dalla prima accoglienza che avviene nei 5 Centri citati alla vita autonoma nel tessuto abitativo della città.
Per il primo problema chiediamo al Comune di attivarsi con la massima urgenza per attivare i circa 200 posti mancanti, realizzando la struttura già indicata nella delibera del 2007 oppure trovando una soluzione alternativa o provvisoria, comunque più adeguata alla realizzazione dell’accordo del novembre 2007.
Per il secondo problema è necessario ripensare l’intervento alla luce della realtà odierna, magari realizzando un tavolo del Comune con le realtà del non-profit milanese già impegnate da anni nella seconda accoglienza e nei processi che favoriscono l’integrazione lavorativa e abitativa delle persone straniere. Infatti ad oggi, intervenendo purtroppo troppo spesso a seguito di occupazioni e sgomberi, i rifugiati vengono inseriti in blocco con un intervento complessivo per 10 mesi. Al termine di questi si trovano a passare da un’accoglienza completamente gratuita e collettiva alla realtà del mercato della casa di Milano, già particolarmente complesso e costoso per tutti.
In verità l’accordo del 2007 prevedeva un percorso più innovativo e particolare, rispetto a quello messo in atto dal Comune di Milano:
una prima fase di 60 giorni per accoglienza temporanea e assistenza;
una seconda fase di 180 giorni per un’accoglienza finalizzata al sostegno, alla formazione e all’integrazione socio-lavorativa;
una terza fase di 60 giorni di ospitalità in semiautonomia attraverso modelli alloggiativi sperimentali.
La strada è già indicata, ed è una strada di diritti e doveri, di corresponsabilità delle istituzioni ma anche dei rifugiati stessi che diventano partecipi di un programma-progetto di integrazione dove riteniamo che sia necessario l’aiuto delle istituzioni ma anche la capacità di programmare un percorso di graduale autonomia abitativa ed economica.
Per evitare situazioni periodiche come quelle di questi giorni forse serve proprio un programma serio di realizzazione della terza fase, magari accompagnata da una quarta fase di accesso a risposte abitative dove gli stessi rifugiati contribuiscano con loro risorse economiche.
Si tratta di passare tutti dalle parole ai fatti, con responsabilità e solidarietà. Noi siamo disponibili. Intanto abbiamo chiesto all’Assessore Moioli di rispondere ad un’interrogazione particolareggiata sui passaggi di questi mesi.
Milano 24 aprile 2009
Marco Granelli e Andrea Fanzago, consiglieri comunali PD a Milano