Sulle quote latte lo Stato è responsabile e deve risposte a migliaia di allevatori e agricoltori

 

 

On. Cova: “Sulle quote latte lo Stato è responsabile e deve risposte a migliaia di allevatori e agricoltori”

 

Si è parlato di quote latte oggi, venerdì 17 gennaio 2014, nell’Aula della Camera. Il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione ha risposto all’interpellanza sul tema dell’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd. “Ma non ci sono stati i chiarimenti che mi aspettavo e lo Stato deve intervenire con maggiore decisione nella questione, non cercando di demandare o scaricare le colpe sugli altri. Lo deve agli allevatori e agli agricoltori italiani”, commenta Cova a caldo.

 

Poco prima il Ministro aveva rivendicato un cambio di rotta nei confronti di Agea con il suo ministero, ma poi il sottosegretario Castiglione ha risposto snocciolando dati che gli sono stati forniti dall’Agea stessa e sostenendo che l’attività amministrativa di controllo di settore è demandata a Regioni e Province e che all’Agea compete solo una parte dei calcoli, ad esempio sugli abbandoni. E sempre secondo Agea, ha detto il sottosegretario, non emerge niente di oggettivo e di nuovo rispetto ai dati dell’anno scorso.

 

“Ribadire che le Relazioni delle varie Commissioni non hanno riscontrato errori non è sufficiente, perché questi documenti hanno posto l’attenzione sulla percentuale di grasso, ma non si è intervenuti sui numeri di capi che producono latte – spiega Cova –. La Relazione del 2010 ha detto che il tenore di grasso era corretto, ma sul calcolo dei capi presenti e la relativa produzione di latte nazionale non lo era. Da questo è scaturita un’indagine con a capo il tenente colonnello Mantile dei carabinieri che ha portato a un esposto”.

 

Cova, dunque, si è chiesto “perché recuperare 300mila capi bovini in più? Perché fare un calcolo di vita delle bovine di 999 mesi quando vivono mediamente una settantina di mesi? Perché aumentare il numero dei capi ha consentito di aumentare il numero della produzione nazionale e ha alterato il numero delle quote per quelle aziende che hanno agito, quindi, in modo illecito. Ciò significa prendere più o meno contributi Pac: avere una quota superiore e una produzione superiore porta ad avere un contributo Pac superiore. Questo è un danno e una truffa nei confronti dello Stato e della Ue”.

 

Inoltre “Gli elementi forniti dal Ministero possono apparire ineccepibili – ha detto Cova in Aula –. Ma alla fine la realtà parla chiaro: la produzione moltiplicata per il numero delle vacche non fa tornare i conti. Bisogna tener conto di diversi fattori: non tutti gli anni le bovine da latte producono la stessa quantità perché il periodo di interparto è più lungo. E comunque nel computo dei capi – l’ho verificato per quelli lombardi – sono ricompresi anche quelli da carne, ad esempio, che quindi non producono latte”.

 

Anche la “competenza di revocare le quote non è delle Regioni, ma dell’Agea – ha fatto presente Cova –. Quindi non mi ritengo soddisfatto dalla risposta del Ministero perché non è stata svolta la funzione di controllo dallo Stato. Agea aveva in capo la funzione e spetta alla Magistratura fare chiarezza su questo. Non è possibile che migliaia di agricoltori abbiano subito un danno a causa dei dati alterati, o meglio di un metodo corretto, ma di dati incerti”.

 

In sostanza, ha concluso Cova, “modificare i dati di 300mila vacche comporta un danno e porta a percepire contributi Pac non dovuti. E intanto ci sono ancora allevatori che stanno pagando le multe: lo Stato non può lavarsi le mani dicendo è colpa di ‘qualcuno’, soprattutto se quel qualcuno rappresenta lo Stato stesso”.

 

Roma, 17 gennaio 201 4